sabato 29 dicembre 2007

Il peggio di Dublino – Parte prima


  • L’ Heineken Building
Nel cuore di Dublino c’è un palazzo patologicamente più alto degli altri. E’ moderno e grigio. Sulla sua facciata principale c’è una scritta gigantesca “Heineken”, che nella città della Guinness appare provocatorio. L’ Heineken Building è l’esempio più evidente dello stupro che Dublino ha subito con la costruzione di edifici moderni che sono affiorati negli ultimi anni, prevalentemente lungo il Liffey. I Dubs dicono che sono troppo moderni, invece è il contrario. Gli architetti non hanno avuto abbastanza coraggio e hanno progettato edifici moderni che facevano l’occhiolino all’antico (osceni finti tetti verdi in rame su palazzi di vetro, pleonastici mattoni amaranto su strutture di acciaio, etc.). Speriamo che il grandioso progetto di riqualificazione e urbanizzazione dei docklands (che comprenderà la discussa U2 Tower) non dia un colpo mortale alla città di Joyce.
  • La Provvisorietà
A Dublino se non si è irlandesi si è di passaggio. Non si rimane per sempre. E allora le amicizie, le conoscenze e gli amori durano poco. Perché finisce il corso di inglese, perché termina il contratto di lavoro, perché ci si trasferisce in un’altra città irlandese, perché il fidanzato ha detto di “tornare a casa”. E allora se non si frequentano esclusivamente autoctoni o se non si rimane chiusi nel proprio ristretto circolo amicale di connazionali le relazioni umane possono anche essere forti e intense ma inevitabilmente diventano quasi sempre transitorie.
  • Red Tape
Un tempo i documenti pubblici venivano chiusi con un nastro rosso. Per questo motivo la burocrazia in Irlanda si chiama “Red Tape”. La burocrazia irlandese (a parte poche eccezioni come il NDP-National Development Plan che sta utilizzando in modo esemplare i fonti europei e che non ha caso è stato oggetto di una sorta di "privatizzazione" svicolandolo da altri apparati statali) è una delle peggiori d’Europa e compete per inefficienza con quella italiana. Per ottenere il PPS number (una sorta di codice fiscale che vi serve per lavorare da queste parti) potrebbe capitarvi come me di dover andare negli uffici di Dublino 2 dove vi diranno di andare negli uffici di Dublino 11, dove vi diranno di andare negli uffici di Dublino 1, dove vi diranno di andare negli uffici di Dublino 2. In questi casi spesso risolutiva è la seguente frase: “Could I speak to your supervisor, please?”.
  • Traffic Jam
In gaelico Dublino si chiama Baile Átha Cliath, che significa "città del guado fortificato". Dublino sorge su un ex acquitrino. Questo ha impedito in passato la costruzione di una anche piccola metropolitana sotterranea. E senza adeguati mezzi pubblici (il tram/Luas e il treno/Dart sono efficienti ma i bus sono un supplizio) la città diventa un inferno di macchine a passo d’uomo. Fatto comprensibile vista la configurazione urbana della capitale divisa a metà dal Liffey, ma nondimeno irritante e problematico (il tempo medio di viaggio da casa a posto di lavoro a Dublino è il più altro tra le capitale europee: 70 minuti). Sono previsti cambiamenti nei trasporti cittadini nei prossimi anni con l’interconnessione tra i diversi mezzi di trasporto e con il prolungamento sotterraneo di due linee di tram in centro città. Vedremo.
  • Temple Bar
Al centro di Dublino c’è una Disneyland cafona abitata quasi esclusivamente da italiani, spagnoli e francesi. In questo posto tra folle di turisti distratti potrete bervi una pinta di birra per 7 euro e rimanere pigiati tra centinaia di persone in pub e club volgarmente ristrutturati “old fashioned”. Parliamo di Temple Bar un quartiere degradato fino a qualche anno fa che la municipalità decise a freddo di far diventare quartiere culturale e turistico incentivando se non proprio pagando l’insediamento di gallerie d’arte, ristoranti, librerie, pub, centri culturali (qua ha sede l’Irish Film Institute e il Project). Tentativo fallito. Temple Bar puzza di plastica e di artefatto. La cultura e l’arte abitano altrove a Dublino. Evitate Temple Bar. In particolare il Venerdì e il Sabato sera.

Pic: Dublin Docklands

Song: Oscar Peterson – It's a Marshmallow World
Link: www.templebar.ie

martedì 18 dicembre 2007

Incontri - Prima sfornata



  • L’amica jazz

Oggi è partita Daniela, la mia amica jazz. E’ stata una delle persone che ho più frequentato nei miei primi mesi dublinesi. Daniela è una fantastica cantante Jazz dalla voce acuta e intensa che qua a Dublino faceva la ragazza au pair dallo scorso inverno in una famiglia di Blackrock. Prima che a fine Ottobre venisse il suo fidanzato sassofonista Ciro e io iniziassi a frequentare Belèn, con Daniela per diversi mesi ci siamo divertiti a frequentare insieme i Jazz Club di Dublino prima che lei li frequentasse come cantante (al Bleu Note ha cantava nel gruppo in cui suonava il fidanzato). Ci teneva uniti, la simpatia, l’amore per la musica e le sue serate libere (domenica e lunedì), le migliori per andare nei club e nei pub con musica dal vivo, finalmente libere dalla folla di ubriaconi del fine settimana. Daniela era una persona desiderosa di conoscere gli "irlandesi". E allora cercava amicizie non avendo paura di andare da sola in pub nel pomeriggio, girare per conto suo, fare volontariato nella vicina parrocchia. E alla fine ha conosciuto i suoi irlandesi e ha sviluppato una sua visione dell’Irlanda. Ora torna in Sicilia. Prossima meta Londra a Febbraio. Good Luck Jazz Friend!

  • La cuoca polacca

Da Giugno almeno un paio di sabato al mese io e Zyta organizziamo la Saturday International Dinner, cioè una cena internazionale in cui si è in massimo due per nazionalità e massimo 6 commensali, si parla esclusivamente inglese e si mangia il cibo tradizionale preparato dal partecipante che quel sabato offre la cena a casa sua. L’idea era nata - durante la frequentazione del corso di Business English che frequentavo con Zyta - dal reciproco amore per il cibo, l’odio per i caotici sabati sera dublinesi e la necessità di parlare quanto più possibile l’inglese. Zyta lavora in una societa' di recruiting, ma e' anche una cuoca meravigliosa, specialmente per i dolci come cheesecakes e butter cakes. Ma è soprattutto una amica che mi chiama nel cuore della notte quando si sente triste e vuole tirarsi su con il mio “bizzarro accento inglese”. Un’amica che posso andare a trovare nella sua casa a Baggot Street la sera senza avvisare per guardare insieme ai coinquilini sloveni qualche inutile programma televisivo. Un’amica con cui faccio tante escursioni domenicali in giro per l’Irlanda alla ricerca non di paesaggi o di musei ma di buon cibo, dove il momento migliore e' fermarsi nel tipico ristorantino locale e spettegolare sui commensali del giorno prima.

  • Marianne, tutte le storie hanno una fine

Il mese scorso ho ricevuto un cd dalla Normandia. Me lo ha spedito Marianne. Dentro ci sono 15 canzoni cantante dalla mia ex coinquilina tra le tante di cantanti italiani che le avevo fatto avere in MP3. Insistevo nel dirle che non esiste solo Toto Cotugno, ma anche Fabrizio De André, Francesco Guccini, Samuele Bersani e Franco Battiato. Tra le tante canzoni ne ha inserito una (Bambulé di Alberto Camerini) di in cui ha mixato artigianalmente io che canticchio, durante una registrazione presa a tradimento. Sarebbe dovuta venire a trovarmi a Novembre, ma le nostre strade hanno preso vie diverse e lei ora frequenta un suo compagno di corso di specializzazione e abbiamo deciso che il nostro incontro è nato e finito in Irlanda. Nei percorsi della nostra vita ci si incrocia e poi ci si separa e non sempre questo diventa un dramma, ma semplicemente e meravigliosamente una esperienza umana che ti arricchisce. Come tutte le storie, la storia con Marianne ha avuto un inizio, un percorso e una fine. Ci sono stati momenti positivi e altri negativi, che non hanno trovato quasi mai posto nelle pagine del blog, ma che sono stati tra i momenti più importanti della mia esperienza in Irlanda. I miei primi mesi in Irlanda, forse i migliori.

Pic: Io, Daniela e Gabro all'International Bar Jazz Club
Pic: Io e Zyta all'Andy's Restaurant di Monaghan
Pic: Marianne at Home
Song: Alberto Camerini - Bambulé
Link: www.monaghantourism.com

mercoledì 12 dicembre 2007

La festa è finita


C’era una volta la Tigre Celtica. Cioè una nazione – l’Irlanda – che da paese di emigranti in bilico tra sviluppo e sottosviluppo con un’economia basata sull’agricoltura arretrata e non competitiva, negli anni novanta, ebbe una crescita senza precedenti. Il PIL triplicò in pochi anni, i salari passarono dal 60% della media Europea al 135%, la disoccupazione crollò dal 12% al 4%, gli investimenti e le importazioni subirono una crescita iperbolica. Grazie all’efficiente uso dei finanziamenti europei, una politica di deregolamentazione del mercato del lavoro, una politica di detassazione, investimenti nell'istruzione e nella ricerca e sviluppo, si era creata un clima favorevole agli investimenti esteri e nel paese arrivarono numerose multinazionali americane principalmente nei settori dell'elettronica, del software, dei prodotti farmaceutici, della finanza, degli apparecchi medici e della biotecnologia che crearono indotto (piccole imprese, start up, edilizia, servizi, etc.) e tanto lavoro. Il lavoro creato era tanto che l’offerta di posti di lavoro superava la domanda. Erano quindi ben accolti immigrati in particolare personale qualificato da tante nazioni europee che sostenevano lo sviluppo anche grazie a conoscenze che gli irlandesi non avevano come la dimestichezza di altre lingue oltre l’inglese.

Oggi la Tigre Celtica non ruggisce più. A Dublino la Xerox sta licenziando 900 dipendenti, a Galway la Abbott ha recentemente licenziato 500 lavoratori, a Cork la Beedle Pharmacies l'anno prossimo si priverà di 300 stipendiati. E molte multinazionali del settore high-tech (Microsoft, Symantec, Creative, etc.) hanno già pianificato il loro trasferimento in Asia o in paesi dell’Est Europa e a breve dunque i licenziamenti aumenteranno. Ma i dati più preoccupanti non sono questi, quanto il fatto che le start up hanno raddoppiato negli ultimi mesi la percentuale di fallimento e questa estate si sono persi oltre 15.000 posti nelle piccole e medie imprese irlandesi. Che le multinazionali sarebbero andate via si sapeva. Il problema è che nel periodo della crescita l’Irlanda non è riuscita a dotarsi di serie infrastrutture e a far crescere un’economia locale non dipendente unicamente dagli investimenti esteri. La competitività globale del paese è in fase discendente e i settori della ricerca e sviluppo e dell'istruzione superiore, due degli indicatori della relazione per misurare i futuri progressi, non sono adeguati affinché l'Irlanda possa conseguire il suo ambizioso obiettivo di diventare una “economia della conoscenza” di portata mondiale. Negli ultimi anni inoltre c’è stato un crollo del mercato immobiliare che regge buona parte dell’economia irlandese ed un aumento del numero degli irlandesi sotto la soglia della povertà. La situazione del lavoro è inevitabilmente peggiorata, alcuni giorni fa il CSO (Central Statistics Office) ha evidenziato come circa 165.000 persone (il 4,8% della popolazione) a Ottobre di quest’anno si sia dichiarate senza lavoro, il dato piu’ alto da 7 anni. Le previsioni sono di superare il 5,5% di disoccupati nel 2008. Questa situazione di stallo economico è stata ben compresa dal governo irlandese che nel suo budget 2008 (la locale finanziaria) prendendo atto della diminuzione delle entrate fiscali e per la prima volta dall’inizio del boom economico ha aumentato le tasse e le spese per le politiche sociali.
In concreto questa cosa significa? Significa che se qualche anno fa un italiano con un discreto inglese e qualche conoscenza informatica o finanziaria trovava quasi immediatamente un lavoro qualificato ora la situazione non è così semplice. Dublino è ora affollata d’ingegneri che lavorano in call centre, giuristi che fanno i camerieri e studenti che non trovano lavoro da cameriere perché tutti i posti sono presi dai polacchi o dagli spagnoli. Nel mio piccolo mi accorgo che la situazione non è più tanto sorridente quando mi candido per alcuni ruoli in società multinazionali. Mi capita sempre più spesso che il recruiter mi telefoni e mi dica “Mi dispiace ma a Dublino non c’è la possibilità, ma se lei è interessato c’è la fattibilità di una interview per lo stesso ruolo a Londra”. Ed io che prima di venire ero convinto che il mercato del lavoro londinese fosse molto più competitivo e difficile che quello irlandese! Se in Irlanda non avessi degli affetti e tanto ancora da scoprire valuterei la possibilità di trasferirmi nella vecchia Inghilterra. E se la situazione lavorativa non si sbloccasse nel medio periodo, non lo escludo in assoluto.

Pic: The Big Issues, Connelly Station, Dublin
Song: Enya – Only Time
Link: www.cso.ie

lunedì 10 dicembre 2007

Sulle orme di Cùchulainn


Venerdì e sabato era il mio turno. Toccava a me fare il crocerossino dopo che martedì e mercoledì Belén era al mio capezzale a farmi compagnia e farcirmi di inutili rimedi omeopatici e devastanti zuppe di antica tradizione basca a base di aglio e tabasco per curare la mia influenza affrontata da me con tutta la pavidità possibile. Venerdì sera Belén febbricitante mi apre la porta della sua bella casa sul Liffey, si presenta con calzettoni rossi con disegnate renne natalizie, mio maglione irlandese di lana color panna con le maniche farcite di fazzolettini di carta, cuffia fatta a mano a righe viola e gialle e scialle nero della nonna con frange. “Hola Marissio!”, “Hola Granny!”. Le porto i bastoncini di cioccolato alla menta di cui lei è ghiotta e una torta salata agli spinaci fatta con le miei mani farcita furtivamente di aspirine. Bevendo latte caldo e Jameson ci vediamo “Blanca Nieves y los Siete Enanos”. Divertente. I 7 nani in spagnolo parlano come Topo Gigio! Il sabato è di convalescenza. La domenica mattina Belén è guarita e piena di energia. Mi sveglio la mattina alle 9 all’urlo di “Wake up lazy men, It's a sunny day!” e poco dopo tutte le tende verdi sono aperte e dalla finestra filtrano invadenti raggi solari. La mia idea è fare pigramente un ricco brunch al solito posto nei docklands. L’alternativa proposta è andare a Newgrange, il luogo dove secondo la mitologia celtica fu concepito l’eroico Cùchulainn. Obbedisco.
Propongo la mozione di andare in treno a Drogheda (pronuncia Drgdà) e poi da là prendere il bus che porta al centro visite di Newgrange. Mozione accolta. E fortunatamente perché la giornata è veramente bella e il treno passa lungo la costa. Dopo una mezz’oretta dalla partenza il treno effettua una fermata alla stazione di Lusk & Rush (pronuncia luscheràsc) e Belén mi trascina fuori dal treno prima che io possa vedere sulla guida dove ci troviamo. Siamo fuori perché il “nome del paese è divertente e tanto abbiamo tutto il tempo”. Peccato che non esista nessun paese chiamato Lusk & Rush, ma c’è solo questa stazione dispersa nel nulla a debita distante dal villaggio Rush sulla costa e l’altro villaggio Lusk sulle colline. Non ci siamo fermati al bel villaggio di Skerries con i suoi imponenti mulini a vento o a Balbriggan con il suo pittoresco porticciolo e la sua torre, ma alla Lusk & Rush Railway Station, dove non esiste nemmeno un pub dove aspettare il prossimo treno che passerà dopo oltre 2 ore. Arriviamo a Drogheda giusto in tempo per prendere l’ultimo bus per Newgrange. Quello delle 15.15. Prendendo il biglietto ci rendiamo conto che abbiamo controllo su internet gli orari per andare al sito archeologico, ma non quelli per tornare dal sito e l’ultimo bus parte esattamente alle 15.15! Partiamo lo stesso affidandoci a Belénos, il dio celtico del Sole. L’Apollo celtico pare che ci abbia ascoltato e riusciamo a farci dare un passaggio in macchina da Barry, simpatico studente di letteratura che nei fine settimana fa la guida nel sito e fa il cantante “ma non paragonatemi a quel fottuto di Bono, please”.
Visto da fuori, Newgrange è un deludente tumulo appiattito e ricoperto di erbacce. Ma sotto la superficie si cela la più bella tomba a corridoio dell’età della pietra di tutta l’Irlanda e uno dei più interessanti siti preistorici d’Europa. Risale al 32.000 a.C. circa ed è dunque più antica delle piramidi d’Egitto di circa sei secoli. Non è ancora chiaro lo scopo per cui venne costruito. Forse era il luogo di sepoltura dei re o un luogo in cui si svolgevano dei rituali, ma l’allineamento con il sole durante il solstizio di inverno fa pensare che forse veniva usato come calendario. Barry ci dice che il nome deriva dall’Irlandese “Cave of Gràinne”, allusione a un evento della mitologia celtica conosciuto da tutti bambini irlandesi. “The Pursuit of Diarmuit e Gràinne” narra l’amore illecito tra la moglie di Fion McCumhaill, capo della Fianna, compagnie di guerrieri che difendeva l’Irlanda dalle invasioni nemiche, e Diarmuit, uno dei suoi lungotenenti più fidati. Quando Diarmuit fu ferito a morte, il suo corpo fu portato a Newgrange dal dio Aengus nel vano tentativo di salvarlo, e la disperata Gràinne lo seguì nella grotta, dove rimase a lungo a vegliarlo dopo la morte.
Brú na Bóinne (la dimora del Boyne in irlandese) è un'area della valle del fiume Boyne delimitata tra le città di Slane e di Drogheda, dove il letto fluviale serpeggia in numerose anse. Qui è possibile ammirare un paesaggio archeologico, dichiarato patrimonio dell'umanità dall'UNESCO, unico al mondo e ora minacciato da speculazione edilizia e infrastrutture di devastante impatto ambientale: un esteso complesso archeologico con oltre 50 monumenti costruiti nel neolitico da un'antichissima civiltà contadina preceltica repentinamente scomparsa. Il sito più interessante è proprio Newgrange. Una pietra superbamente incisa con decorazioni a spirale doppie e triple si erge a guardia dell’entrata principale della tomba. L’interno è colossale e ci intimidisce: 200.000 tonnellate di terra e pietra che formano lunghi corridoi, massi decorati, quarzite bianca, pietre erette oblique, menhir, camera funeraria, nicchie, archi a volta a cesto su soffitti alti oltre 6 metri. In tutte le sale se ci si concentra in silenzio pare ancora di ascoltare i singhiozzi di Gràinne disperata per la perdita del suo amato. No, in realtà è Belén che fa la deficiente.

Pic: Newgrange Burial Chamber
Song: The Dubliners - Spanish Lady
Link: www.knowth.com/newgrange.htm

giovedì 6 dicembre 2007

Novità nel blog


I lettori di questo blog continuano ad aumentare. Più che la mia abilità di blogger penso esista un reale interesse per chi “mollo tutto e vado a vivere in Irlanda” e, se anche il blog era nato come mio diario privato e mezzo per rimanere in contatto con alcuni amici e parenti italiani, tutti i nuovi lettori arrivati tramite passaparola o link di blog amici sono benvenuti e spero che le mie vicende possano essere utili o almeno piacevoli da leggere per chi è o sarà o vorrebbere essere in Irlanda.

Segnalo alcune novità:
  • Graficamente ho modificato grafica e colori del template originario (che a molti piace e tanti amici bloggers lo hanno adottato per il loro blog) evitando di resuscitare il layout che avevo creato nei primi tempi. Banalmente il colore dominante è il verde, sull’header ci sono le Cliffs of Moher e sul toppino il ponte Ha’penny di Dublino. Nell'intestazione quello a destra sono io per chi non lo sapesse. Il mio faccione (usato anche come favicon) è presente per due motivi: egocentrismo (elemento essenziale per un blogger) e perché sulle meraviglie e sulle idiozie che ho scritto o scriverò mi piace metterci la faccio senza nascondermi nell'anonimato.
  • Nella colonna a destra c’è la funzione cerca con google e quindi mettendo lo spunto su utopie irlandesi, si può fare una ricerca (funzionante ora!) all’interno del blog, ho strutturato meglio i tag per fare una ricerca nel blog, aggiornato Irish Blogroll e Irish Links, inserito una last.fm playlist con cui cliccandoci potrete ascoltare la maggior parte delle canzoni citate nei post, pezzi che sono fortemente legate alla parte scritta, aggiunto una Creative Commons License, cioè il blog non ha copyright e potete utilizzare ogni contenuto (foto comprese) come vi pare purché citiate fonte e non sia per usi commerciali (mi raccomando, non voglio vedere su ebay “vendo post di utopie UB40 live at RDS prezzo asta di partenza 400 euro”!). Per capire cosa interessa maggiormente di questo blog, fino a Natale rimarrà online un sondaggio per capire cosa vi interessa sapere della mia esperienza irlandese. Infine c'è anche un'icona che indica l'alba e il tramonto e che se ci cliccate indicherà anche il meteo di Dublino, cosa fondamentale da queste parti anche se non siete meteoropatici (di questi tempi l'alba è alle 8.30 e il tramonto alle 16.00 e se lavorate in ufficio la luce solare non la vedete mai. Allegria!).
  • A Dublino mi sono portato i vecchi vizi che avevo in Italia. Cioè fare associazionismo. Anche da queste parti frequento molte organizzazioni con cui convidido visione e obiettivi. Sulla colonna destra sotto la voce eventi irlandesi indicherò di volta in volta alcuni eventi (culturali, sportivi, musicali, politici, teatrali, letterali, etc.) organizzati dalle "mie" associazioni in cui ho magari collaborato alla realizzazione. Chi è interessato può contattarmi (nel restyling ho inserito anche mia email dato che - inspiegabilmente per me - non tutti usano skype). Si inizia segnalando per giovedì 13 dicembre alla Celbridge Library un concerto di Jackie Daly & Paul De Grae, due dei migliori musicisti di musica tradizionale irlandese.
  • Causa spiacevoli recenti episodi mi vedo costretto a rifiutare commenti volgari, discriminatori o minacciosi in particolare nei confronti di altri partecipanti al blog. Non ci sarà nessun warning, ma la cancellazione immediata del commento se ritenuto non pertinente. Inoltre ricordo che non sono accettati commenti anonimi, questo non tanto per rispetto nei miei confronti dato che posso risalire all’autore tramite IP e origine geografica utente, ma per gli altri commentatori con cui eventualmente interloquire. I commenti rimangono ad ogni modo senza filtri e spero di non dover cancellare nulla.
  • Alcune campagne presenti negli scorsi mesi (e adesso trasferiteci tutti e save dafur) sono state rimosse giacché hanno già una buona copertura mediatica per quanto riguarda i blog, mentre ho lasciato il ribbon Blog in Rosso per la Birmania, un gesto simbolico per manifestare solidarietà nei confronti di una popolazione oppressa da una dittatura fortemente repressiva in cui interessi economici e politici hanno il sopravvento sui diritti umani. Se voleste inserire il ribbon nel vostro blog, potete copiare e incollare questo codice nel vostro template, prima della chiusura del tag body:
Pic: Holyhead Coast, Anglesey Island, Wales
Song: Fabrizio De André – Al ballo mascherato

Pic: www.utopie.it/campagne/blog_in_rosso_per_la_birmania.htm

martedì 4 dicembre 2007

Lavorare in una multinazionale


Lavorare in una multinazionale significa che dopo 10 giorni di un piovoso giugno passati inutilmente a Dublino alla ricerca di funzioni senior ed executive capisci che, senza un perfetto inglese e un po’ di work experience in Irlanda, non avrai grosse possibilità e miri più in basso e partecipi ad una fiera del lavoro in un lussuoso hotel di Connelly Street e consegni il tuo curriculum ad una importante agenzia di recruiting, che dopo 2 giorni ti contatta e ti fa fare 4 test psico-tecnici on-line, poi ti chiama e ti prepara alla interview che farai il giorno dopo, di venerdì. Passi l’interview e lunedì, 5 giorni aver dato il tuo cv alla fiera nel lussuoso hotel, è il tuo primo giorno di lavoro e firmi il contratto a tempo indeterminato per una multinazionale americano, settore IT.
Lavorare in una multinazionale significa che passi tutto le prime cinque settimane di assunzione in training con i nuovi assunti francesi, spagnoli, olandesi, irlandesi, italiani, portoghesi, svedesi o tedeschi con cui per oltre un mese condividi formazione pagata e divertenti uscite multinazionali. In questo mese fai buddy up con i tuoi prossimi colleghi e apprendi segreti e trucchi del lavoro, mentre ad agosto
dato il poco carico di lavoro potrai fare tanti corsi on line ed in aula su varie tematiche (applicativi software, project management, technical analysis, etc) con certificazione finale che ti mette gentilmente a disposizione l'azienda.
Lavorare in una multinazionale significa che paghi obbligatoriamente 5 euro al mese per attività sportive e sociali, con le quali puoi partecipare alle feste aziendali con tanti palloncini colorati (Summer Party, Halloween Party, Christmas Party, etc.) oppure fare tante attività come trekking, corsi di golf, pilates, badminton, scacchi oppure andare nella vicina piscina olimpica con prezzi scontatissimi.

Lavorare in una multinazionale significa che per 8 ore al giorno devi occuparti di noiosissimi rogne amministrative, contratti, problemi software e hardware di clienti e aziende perlopiù italiane.

Lavorare in una multinazionale significa che ti devi alzare alle 6.30 perché l’azienda si trova in un business park di Dublino West e tu preferisci alzarti presto, ma viver in centro piuttosto che fare una vita casa-ufficio.

Lavorare in una multinazionale significa che lavori in un dipartimento italiano e la cosa ti lascia perplesso all’inizio per il rischio di auto ghettizzarsi tra compatrioti e di parlare solo italiano, ma poi - geloso e rallegrato del tuo gruppo di amicizie internazionali che sei riuscito a crearti - imparerai ad apprezzare le partitelle di calcetto tra colleghi, la birra bevuta sui prati del Trinity College nelle lunghe serate estive del dopo lavoro, i sempre più frequenti leaving party e le chiacchierate gossippare in mensa nell’ora di pausa.
Impari a conoscere un dipartimento professionale, ma anche vitale e goliardico con cui tra una pratica e l'altra giocherai a lanciare palloni da rugby, a schermare con le aste delle finestre e a condividere spam, che tu incrementerai con vignette, foto e aneddoti (un ex collega ti ricorderà come quello che scrisse un lunedì mattina l'email intitolata "Titillarsi i capezzoli nel traffico cittadino alla mattina senza colazione").
Lavorare in una multinazionale significa che a fine luglio durante un training l’altoparlante annuncia un'assemblea improvvisa nella canteen. Tu vai e ti ritrovi con buona parte dei 1400 impiegati della multinazionale che provengono dai cinque edifici adiacenti. Nell’assemblea il direttore generale, nello stupore generale, dice che da settembre la gestione dei dipartimenti tecnici e finanziari verrà data in outsourcing e la maggior parte di noi diventerà un dipendente IBM. Ci tranquillizza: “non cambierà nulla”, anzi sono maggiori le opportunità. Sconcerto, preoccupazioni e speranze.
Lavorare in una multinazionale significa che nei mesi successivi le notizie dell’ outsourcing risulteranno più chiare: nei successivi mesi i dipartimenti verranno trasferiti in paesi con maggiore detassazione e minori costi del lavoro (India, Filippine, Bulgaria e Scozia). Noi potremo decidere di trasferirci nelle nuove locazioni con relativi stipendi (a Sofia 600 euro al mese) oppure rinunciare e cercare un inserimento in IBM oppure prendere una redundancy (una sorta di liquidazione). I tempi della fine dell’attività a Dublino non sono indicati. Prima si parla di novembre, poi di gennaio, poi di fine marzo. Nel mentre si bloccano le assunzioni a tempo indeterminato e i nuovi vengono assunti per uno o due mesi. Il clima è di smobilitazione.
Lavorare in una multinazionale significa che cerchi di capire se dalla crisi possono nascere delle opportunità e ti candidi per un ruolo interno di importante responsabilità. Con sorpresa, visto che sei
appena arrivato (da regolamento interno non puoi avare scatti di carriera prima di 9 mesi), la tua candidatura viene accettata e fai il colloquio, ma al momento non ricevi ancora risposta. Nel mentre rispondi stancamente ai recruiters che - mentre sei a lavoro - ti chiamano per proporti lavori dopo che hanno trovato tuo curriculum su monster.ie.
Lavorare in una multinazionale significa che vista la situazione a fine novembre inizi a guardarti attorno per vedere se ci sono altre opportunità a Dublino maggiormente coerenti con il tuo profilo ora che hai migliorato il tuo inglese con le tue attività extra lavorative e hai un’esperienza in loco. A fine novembre farai alcuni colloqui come fundraising manager, information systems analyst, lean manager e project co-ordinator. I recruiters ti dicono di non preoccuparti che con il tuo profilo nel giro di qualche settimana un lavoro qualificato lo si trova di certo. Tu fingi di crederci, ma sai bene che con il tuo livello di inglese e la forte concorrenza per ruoli medio-alti per essere ottimisti ci vorranno almeno un paio di mesi. Non c’è ansia e fretta però. In fondo almeno alcuni mesi ti tengono ancora e ti trovi bene nel dipartimento dove ti trovi ora. Dove si gioca a rugby tra i desk e si commenta ogni nuovo calendario sexy che Repubblica.it prontamente mette on line.


Pic: Xerox (Europe) Ballycoolin Business Park, Dublin
Song: R.E.M. – Losing My Religion

Link: www.xerox.com