martedì 29 gennaio 2008

Questo post lo scegli tu


Ho qualche dubbio sul prossimo post. Vi chiedo di darmi una mano e di suggerirmi cosa scrivere. Le possibilità sono:
  • Sulle strade di Dublino
Gli incontri piacevoli e meno piacevoli fatti sui marciapiedi della capitale irlandese.
  • Sedotto: arte e sesso
Il weekend a Londra che mi ha regalato Belén per il mio compleanno.
  • Turismo cimiteriale in Irlanda
Una piccola guida ai più interessanti cimiteri irlandesi.
  • La casa dei mille post it
Come riuscire a convivere con 4 francesi e non diventare un french killer seriale.

Si può votare nel sondaggio nella barra a lato. Il sondaggio si chiude nella mezzanotte di questo venerdì.

Pic:
Knox's Pub, Cork
Song: Lorenzo Jovanotti - Punto
Link: it.wikipedia.org/wiki/Irlanda

sabato 26 gennaio 2008

Lilliput Store


A Dublino esiste una Little Italy. O almeno dicono che esista le guide su Dublino. In effetti si tratta di una viottola di fronte al Millenium bridge in cui sono collocati alcune enoteche e ristoranti italiani. I locali sono quasi tutti di proprietà di un ricco costruttore irlandese appassionato di tutto ciò che è italiano (andando in pensione si è comprato una villa in Italia dove attualmente vive) che qualche anno fa ha progettato e voluto questa Little Italy irlandese. L’effetto finale è sicuramente artefatto, ma mi piace pensare che tutto sia nato da un sincero amore e non da solo una logica commerciale e turistica come è stato per Temple Bar. E poi è divertente la piccola folla che si crea all’aperto appena arriva il bel tempo e in alcuni locali non si mangia male e il cappuccino del bar Cagliostro è dignitoso. A Little Italy c’è anche un negozio di prodotti italiani, ma se devo rifornirmi di ricotta salata o polenta io preferisco rifornirmi da Martha del Lilliput Store.
Il Lilliput Store si trova in Arbour Hill, Dublin 7 vicino al National Museum of Ireland e le mie visite quasi settimanali al negozio sono momento di rinascita e elevazione fisica e spirituale. In pochi metri ti stupisci di trovare così tanti formaggi e salumi ignoti ai megastore Tesco o Dunne. E allora brie de meaux, stilton, stracchino, mont d’or, mimolette, camembert, roquefort, mozzarella di bufala, beaufort, manchego, gubbeen, parmigiano, pecorino, chèvre, gorgonzola, St. Brigid’s, english cheddar, emmenthal, smoked gubbeen, drumlin. E ancora le charcuterie: gubben chorizo, gubben salami, lomo, salame lombardo, culatello, salchichon, salame viennese, saucisse sèche, prosciutto di Parma, chorizo iberico, smoked chicken, gubbeen bacon. Capirete, una tappa fissa prima delle Saturday International Dinner.
Il negozio che in un angolo ha anche una caffetteria (il caffè è Lavazza) è di proprietà della Lilliput Press, una dinamica piccola casa editrice che ha i suoi uffici e punti vendita proprio di fronte. La Lilliput Press è un’istituzione a Dublin per tutti coloro che si interessano di letteratura irlandese. Fondata da Antony Farrell una ventina di anni fa la casa editrice organizza spesso il mercoledì corsi di gaelico, calligrafia o scrittura creativa. Dire che “la casa editrice organizza” appare a dire la verità pretenzioso. In effetti è Mr Farrell che fa tutto: dalla scelta degli autori, alla correzione delle bozze, alla scelta della copertina, ai corsi. Ci sono solo pochi collaboratori che danno una mano alla gestione della Lilliput Press. Una casa editrice piccola e vivace tra i palazzoni in vetro e acciaio delle multinazionali.

Pic: Lilliput Store, Dublin

Song: Wolfstone - Glenglass
Link: www.lilliputpress.ie

domenica 20 gennaio 2008

Utopie a Malta - Insieme e no


  • Terzo giorno
19 gradi e sole. Non lamentiamoci.
Statisticamente i Maltesi hanno un alto standard di vita, bassa inflazione (intorno al 2%) e un relativamente basso tasso di disoccupazione (intorno al 7%). La scuola fino ai 16 anni è completamente gratuita. Anche l’Università è gratuita e gli studenti ricevono inoltre uno stipendio annuale. Il mix di bel clima, territorio ospitale, senso della tradizione e della comunità hanno creato uno stile di vita molto rilassato e uno dei posti più interessanti per studiare l'economia della felicità. Il sociologo olandese Ruut Veenhoven dell’Università Erasmus di Rotterdam ha creato un database mondiale della felicità, che contiene l’analisi di dati raccolti tra il 1946 e il 1992 in 90 paesi. Rispetto a questo database Malta risulta il paese più felice del mondo in cui poter vivere.
In realtà lo scopo ufficiale del nostro viaggio a Malta è nel mio caso fare qualche ricerca sociologica sull’economia della felicità e per la partner studiare l’architettura dell’isola, di La Valletta in particolare. Dopo che l’architetto fa i suoi consueti esercizi yoga sulla spiaggia e io mi rimpinguo con una continental break fast ci si divide per una giornata. A dire la verità per quanto la spagnola sia bravissima a farmi credere che sia io a decidere tutto a me piace viaggiare in solitario senza piani e compromessi. Un po’ di libertà nel vagare senza metà mi serve ogni tanto e lei lo capisce e io lo apprezzo tantissimo.
Ci si vede dopo il tramonto. E’ bello rivedersi. Io arrivo abbronzatissimo dalla Golden Bay del nord ovest che con una canoa ho perlustrato a lungo (in realtà le spiagge e le rocce più che di color oro sono di color marrone), la basca mi viene incontro con tante buste con vestiti, ceramiche e artigianato locale. Ci basta uno sguardo e un sorriso per capire che di studi sociologici o architettonici se ne sono fatti pochi. Io prendo rassegnato le buste dello shopping di Belén e andiamo a mangiare nella bellissima atmosfera araba, medioevale e mediterranea di Vittoriosa a sud di La Valletta. Non prima però di aver promesso che non farò più comizi culinari.
Chiamatemi Sherpa.

  • Quarto giorno
Ancora 19 gradi. Oh yes!
E il giorno di visitare Gozo, l’isola a nord di Malta. Una coppia di inglesi conosciuti in albergo ci da un passaggio con la loro macchina fino a La Valletta e poi prendiamo un pulmino fino a Cirkewwa. Attraversiamo mezza Malta per arrivare e il tragitto e piacevole. Abbiamo occasione di parlare con alcuni abitanti di Gozo che ci dicono che loro non sono “esattamente” maltesi, ma “Gozitans first. Maltese second”. A queste parole alla basca si illuminano gli occhi. Parliamo in inglese e in italiano (che i giovani parlano e l’architetto incomincia a capire bene), ma chiedo di parlarci in maltese, una lingua/melting pot: è un misto di fenicio, dialetto arabo, siciliano, italiano, spagnolo, francese e inglese. Grazie per esempio si dice grazzi e mercato suq.
Al porto di Cirkewwa prendiamo il traghetto per Mgarr. Mentre un tiepido sole ci scalda sul ponte costeggiamo l’isola di Comino. A Gozo visitiamo Victoria, il centro principale che sta su un monte che domina l’intera isola. Bello Il-Kastell, che qua chiamano la cittadella, la roccaforte/medina che domina la città di accecante pietra bianca. Interessante all’interno della cittadella il Museo di Scienza Naturale, che noi abbiamo visitato fondamentalmente per il palazzo che lo ospitava. All’interno del museo c'è una sezione di scheletri di animali domestici divertentissima. Scheletri di gatti siamesi o persiani sono presentati come fossero scheletri di brontosauri o capodogli, simulando giochi con gomitoli di lana o durante le fusa. Agghiacciante per l’architetto, originale per me.
Mangiamo al Grapes Wine Bar all’aperto sulla piazza di fronte alla basilica. Belén prende una fantasia di formaggi di capra locali io il piatto tipico: il coniglio in salmì. Nel menù è indicato come contorno di una piatto di pasta. Chiedo se è sufficiente come piatto unico. Il cameriere accenna di si con la testa. In effetti mi arriva un vassoio con mezzo chilo di pasta con sopra mezzo coniglio.
Gozo è un’isola verde e serena in cui il tempo sembra essersi fermato. I locali sono gentilissimi e sembrano veramente felici. Nel pomeriggio noleggiamo per 10 euro 2 biciclette al Victoria Garage. Arriviamo alla baia di Marsalform a nord dove ci fermiamo un po’ e prima che arrivi il buio torniamo a Victoria passando dalla Xwieni Bay e Zebbug. Visto il dislivello, 15 minuti per arrivare al mare, oltre un’ora e mezzo per ritornare a Victoria. Facciamo tardi e rischiamo di perdere l’ultimo bus per La Valletta. Io propongo di prendere l’elicottero che collega Victoria con La Valletta e ricevo uno sguardo come se avessi proposto di lanciarci da un paracadute.
Riusciamo a prendere l’ultimo pulmino e la sera si va a ballare tecno-afro in un locale di Paceville e per il clima e la fauna a tratti mi sembra di essere a Riccione o in Costa Smeralda ad agosto. E non è un complimento. Per fortuna dopo ci sono le belle passeggiate notturne sul lungomare in cui scrutiamo i riflessi dei luzzu sulla baia illuminata in cui ripenso che avremo potuto sorvolare per pochi euro Malta.
Chiamatemi aquila.

  • Quinto giorno
Bisogna ripartire. Speravo in una bella pioggia. E invece il sole persiste e i gradi sono sempre 19.
Prendiamo il pulmino 42 per la Valletta e poi il pulmino 8 per l’aeroporto. Evitiamo di prendere un banale taxi e decidiamo per un lento e divertente pulmino. E perdiamo l’aereo. O perlomeno lo avremo perso se non ci fosse stato un ritardo di oltre un ora del volo in arrivo da Dublino. Dopo quattro ore siamo in Irlanda. Dublino ci accoglie al tramonto con 4 gradi, una pioggerellina sottile e un cielo grigio. Melanconicamente indosso il maglione e mi metto le maniche al piumino mentre Belén si imbarda di guanti, sciarpa e capello in lana. Non torno subito a casa. Vado a casa dell’architetto, dove mettiamo il riscaldamento al massimo, scarico alcune canzoni degli Agricantus, ci alleggeriamo dei vestiti invernali, tostiamo del pane e apriamo i vasetti di ftira e la bottiglia di chardonnay maltese che pensavamo di dividere con i nostri amici. Ci abbandoniamo sul divano, chiudiamo gli occhi e immaginiamo di essere ancora a Malta.
Chiamatemi nostalgico.

Pic: Comino, Malta

Song: Agricantus – Spunta Lu Suli
Link: www.gozo.com

lunedì 14 gennaio 2008

Utopie a Malta - Insieme


A fine dicembre Ryan Air fa dei regali. Dopo il tutto esaurito di Natale ogni anno la compagnia low cost irlandese offre biglietti a un centesimo a gennaio. Con Belén si decide di prenderci qualche giorno di ferie intorno a un fine settimana e andare da qualche parte. In Irlanda mi mancano le montagne e io propongo di andare a Salisburgo (20 euro a/r comprese tasse), la basca cerca una meta più calda e propone Malta (24 euro a/r comprese tasse). Io cerco di opporre una vana resistenza.
Chiamatemi zerbino.
  • Primo giorno
Arriviamo a Malta alle 11.55. Il pilota ci dice che c’è il sole e ci sono 19 gradi. Belén mi porge il palmo che io batto: Give me five! All right! L’aereo era partito alle 7.05. Dunque sveglia alle 5,30. Il taxi prenotato ci ha svegliato martellando la porta di ingresso alle 5,40 dopo 10 minuti di attesa di fronte a casa mia. Ci siamo precipitati e abbiamo preso al volo l’aereo.
Ad aspettarci all’aeroporto l’autista dell’albergo prenotato per 4 notti. L’autista in un precario italiano (rai e mediaset arrivano pure qua) si stupisce di trovare un italiano e una spagnola e ci dice che fuori stagione si vedono solo inglesi e tedeschi e recentemente un po’ di irlandesi. E ci da per 3 volte un consiglio: “Non noleggiate una macchina a Malta c’è il traffico peggiore del mondo!”. Arriviamo all’Hotel Valentina. Fantastico alberghetto boutique sul mare di Paceville giustamente consigliato dalla Lonely Planet. Abbiamo una stanza in stile post-moderno con un balcone che si affaccia sul mare e sul devastante palazzone di cemento armato che presto ospiterà l’ennesimo albergone volgare a 5 stelle con 300 stanze sul mare. Sul letto troviamo dei cioccolatini alla nocciola di benvenuto, sul tavolo un vaso con un mazzo di rose rosa fresche, ma io mi commuovo nel vedere la grande vasca da bagno profumata di fresco tutta per noi. Convivete per 6 mesi in una casa irlandese con una sola vasca da bagno con 4 francesi e capirete le mie emozioni. E tutto per 40 euro al giorno. Il bello della bassa stagione.
Ci riposiamo qualche ora e nel pomeriggio usciamo per Silema, St Julian’s e Paceville, ex villaggi di pescatori che ora sono diventati l’epicentro del divertimento di Malta con locali aperti 24 ore. Io lascio in albergo maglione e maniche del piumino, Belén si compra dei sandali e una sorta di bermuda, il caldo è eccessivo per vestiti invernali. Mangiamo al Paranga del "Kapunana", una versione maltese del ratatouille fatto di pomodori, capperi, melanzane e pepe verde e del "Qarabali" (che il menu descrive così baby marrows particularly good baked, stuffed with minced beef an parsley, tradotto dall'architetto come "midollo di bambino tostato"), poi prendiamo un fantastico pulmino giallo anni ’60 dove sentiamo nel tragitto musica italiana (Kobra di Rettore, Felicità di Albano e Romina Power e una di Eros Ramazzotti a me sconosciuta). In viaggio cerco di spiegare che significa "il cobra non è un serpente ma un pensiero frequente che diventa indecente". Andiamo a La Valletta, giustamente dichiarata Patrimonio dell'umanità dall'UNESCO per i suoi edifici bellissimi di pietra bianca che al tramonto ci accecano. L’interno della città fortificata sul mare sono un labirinto di stradino in cui è piacevole perdersi. Prima di tornare in albergo visitiamo l’Hypogeum, la misteriosa necropoli sotterranea nei pressi di La Valletta. La sera passeggiamo nel lungomare e pianifichiamo la visita dell’isola. In effetti un po’ di sole ci voleva e venire qui fuori stagione è stata un’ottima scelta, ma non ditelo alla basca, mi piace farle pensare di averle fatto un regalo a venire qui e essere in credito.
Chiamatemi scemo.

  • Secondo giorno
La mattina il PDA di Belén segnala 20 gradi e sole. Give me five! All right!
Con ancora in mente le parole del taxista andiamo a noleggiare un’auto. Ho guidato tra i sanpietrini di Roma, le ZTL di Milano e gli imbottigliamenti di Dublino. Nulla mi fa più paura. Anche il costo delle macchine è ridicolo (poco più di una decina di euro tutto incluso al giorno per una Matiz) e allora compro un capello in feltro per me e un foulard per la compagna di viaggio e affittiamo una Peugeot 307 cabriolet rossa fuoco con tutti gli optional. Tra stradine che mi ricordano la Barbagia ci dirigiamo verso il centro dell’isola. Superiamo il mercato di Ta' Qali che blocca le strade e passiamo a Molta a vedere il miracolo del Mosta Dome, la chiesa a base circolare seconda nel mondo solo al Pantheon e a San Pietro che si vede da quasi ogni punto di Malta dove nella seconda guerra mondiale non esplosero alcune bombe lanciate sulla chiesa e ancora conservate e venerate. Arriviamo a Mdina, l’antica capitale di Malta, un gioiello di architettura e pace. Mdina quà la chiamano la città silenziosa e in effetti tra le stradine in pietra scaldate dal sole si ci sente come dentro a una accogliente cattedrale laica. Ci fermiamo nella panoramica Fontanella Tea Garden dove vediamo dalla terrazza i quattro mari dell’isola. Insieme a due boccali di Cisk (la birra locale) mangiamo "Pastizzi", i tradizionali snack maltesi fatti di ricotta o purea di piselli e "ftira", cioè del pane tostato farcito con un mix di pomodori, olive, capperi e acciughe.
E ora di visitare la vicina Rabat. Ci addentriamo nei labirinti delle catacombe di Sant’ Agata. Negli oltre 2.000 metri di stretti corridoi in questo periodo ci si può liberamente muovere anche in tratti non accessibili al pubblico. Con Belén ci addentriamo con l’aiuto della luce di una penna/torcia per un lungo corridoio fino a che incontriamo quello che ci pare lo spettrale sorriso di un teschio e decidiamo di tornare indietro.
Torniamo al parcheggio e riprendiamo la cabriolet. Direzione i sbalorditivi e misteriosi megaliti dei templi Hagar Qim & Mnajdra, le più antiche strutture monolitiche in pietra del mondo con millimetrici posizionamenti di monoliti di 20 tonnellate secondo l’allineamento solare. Non possiamo che chiederci chi, quando, come e perché. Vicino ai templi c'è il “Blue Grotto”, dove secondo la mia agenda avremo dovuto fare un tour in barca. Arriviamo troppo tardi e non possiamo che vedere dall’alto la grotta blu, un imponete arco di 400 metri sulla costa ovest di Malta.
Un po’ delusivi per la mancata gita in barca andiamo a cena a Marsaxlokk, un villaggio di pescatori a sud dell’isola. Mangiamo a Ir-rizzu pasta ai ricci e pescespada (io) e "Alyotta" la tradizionale zuppa di pesce maltese e "Lampuky" (l’architetto). Dopo cena, mentre la basca mi pizzica per il mio evidentemente inconsapevole atteggiamento saccente, spiego al cuoco con intorno un drappello di tre camerieri come si fa la pasta ai ricci. Questi qua la fanno con l’olio extravergine e con i pomodori addirittura non pelati. Scandalo!
Usciti dal ristorante vediamo sul porto alcuni luzzu (la tipica coloratissima imbarcazione maltese ancora usata dai pescatori locali) illuminati. Chiediamo se è possibile noleggiarne uno e il pescatore ci dice che è ormai tardi, ma per una coppia carina come noi può fare una eccezione (grande marketing!). Con questa specie di gondola maltese facciamo un bellissimo giro per baia di Marsaxlokk. A un certo punto si accosta a noi un altro luzzu con John e Martin una coppia di Belfast, e in un surreale colloquio vagando per la baia ci scambiamo email e promessa di rivederci in Irlanda.
La sera riportiamo la macchina al Garage San Gwann vicino all'hotel. Causa giro in barca abbiamo 2 ore di ritardo, ma per il titolare che contatto al cellulare non c’è nessun problema. Porto la Peugeot direttamente a casa sua e senza che controlli la macchina o mi chieda extra ci offre un liquore alle carrube e mentre Belén descrive alla moglie la figuraccia che le ho fatto fare a cena chiedo a bruciapelo a Mister Joseph: “Ma lei è felice?”.
Chiamatemi saputello.

Pic: Mdina, Malta
Song: Rettore - Kobra
Link: www.hotelvalentina.com

venerdì 11 gennaio 2008

I Love Dart


La DART (Dublin Area Rapid Transit) è un servizio di treni elettrici che collega l’estremità nord della baia di Dublino (Howth e Malahide) con Bray e Greystones (Contea di Wicklow) a sud passando attraverso il centro della città. I treni della Dart servono
27 stazioni lungo un percorso panoramico e operano tutta la settimana dalle 6.00 alle 24.00. Da 5 a 20 minuti di attesa a seconda dell'ora. Un misto tra un treno per pendolari e una metropolitana leggera. Con il solo 3% di treni in ritardo annualmente è stato premiato nel 2007 come il piu' puntuale sistema di trasporto urbano presente in una capitale dell’Unione Europea.
Essere vicini ad una stazione Dart vi permette di arrivare in centro in pochi minuti e salire su uno dei vagoni gialli e verdi vi da la possibilità di poter fare tra le migliori esperienze che si possono sperimentare a Dublino. Potete scendere sulla penisola di Howth e passeggiare per il suo porto turistico con la flotta di pescherecci o arrampicarvi per il Clift Path e circumnavigare la penisola di Howth fino ad arrivare al Summit e al faro sulla punta che vi offre uno spettacolare sguardo d’insieme della baia di Dublino. Potete andare a Malahide e partire dal suo porto per fare un giro per la costa orientale dell’Irlanda con i gommoni arancioni del Sea Safari alla ricerca di delfini e foche (cercate Matt e dite che vi manda Maurizio del Seashore Centre e se si è fuori stagione vi garantisco uno sconto).
Oppure andando verso sud, superando le stazioni di Seapoint e Salthill & Monkstown a pochi metri dal mare potete arrivare a Dun Luoghaire, dove se non vi dovete imbarcare per la Gran Bretagna o la Francia dal dinamico porto potete fare una passeggiata sul lungomare oppure potete mangiare sulla terrazza panoramica del raffinato Bodega Club con vista sul mare (suggerisco il Friday Night Late dedicati alla musica Blues e Soul con musica dal vivo, ottimo cibo cajun fino a tardi e fantasiosi deejay).
Ancora più a sud c’è il più importante porto medioevale di Dublino: Dalkey. E i resti di tre degli otto castelli che un tempo dominavano il panorama della zona. A poca distanza da Dalkey superando un parco sul mare dallo stupendo panorama si arriva a Killiney, dove le vie si chiamano “piazza Italia”, “lungomare Amalfi” e “via Garibaldi” nomi italiani dati alle vie ricoperte di ginestre del borgo marino dagli abitanti nel XIX data la somiglianza della Killiney Bay con il Golfo di Sorrento. Da queste parti potete noleggiare per qualche euro qualche canna da pesca da Andy and Tara Shop e pescare al tramonto sulla baia, magari portatevi qualche vestito pesante, qualche birra e qualche sandwich e vi assicuro che non ve ne pentirete. Proseguendo si arriva a Sandycove, dove prende avvio l’Ulisse di Joyce e su una torre a martello eretta dagli inglesi per proteggere la costa dal temuto esercito di Napoleone perfettamente conservata è presente il minimale James Joyce Museum.
La Dart termina a Bray dove feci un imbarazzante bagno in mutande lo scorso giugno sotto lo sguardo perplesso dei miei colleghi di corso di inglese. Da Bray si può prendere il sentiero che dall’estremità meridionale del lungomare di Bray attraversa il Bray Head per scendere al piccolo villaggio di Greystones passando affianco a vecchie grotte di contrabbandieri e a ponti pedonali sulla ferrovia. Ma di questo ho già parlato.
I Love Dart. O meglio: I Love Dublin Bay.

Pic: Bailey Lighthouse, Howth
Song: Ludovico Einaudi – Le Onde
Link: www.seasafari.ie

sabato 5 gennaio 2008

Cercare casa a Dublino


La mattina mi alzo prestissimo, attraverso il roseto, i pini, i lecci e i verdi campi di calcio gaelico del St Anne’s Park e arrivato alla Dublin Bay cammino verso il centro senza una meta precisa. Ad ogni passo queste strade e questi sentieri mi portano alla mente ricordi, incontri e scoperte. Sono poco più di sei mesi che le batto, ma queste strade le sento mie come se fossi qui da sempre. Con le signore della casa di fronte che mi scrutano sempre indagatrici quando mi vedono con ospiti, il “Get Fresh - Fruit and Vegetables” con le sue minuscole melanzane a 2 euro l’una con cui ho fatto tante costose Paste alla Norma e Melanzane alla Parmigiana, il south ground del St Anne’s con i suoi archi in pietra deturpati da writers, il "Luigi's" la paninoteca di Luigi italo-irlandese nato a Dublino nel dopoguerra da una famiglia scappata da un paese ciociaro fatto di "terre di sabbia e sassi", la Harmonstown Station con i suoi Dart che passano puntuali ogni sette minuti. In queste ore il mio quartiere mi piace. E’ vuoto e silenzioso. Il tempo cambia nel volgere di pochi minuti e dalla leggera neve del giorno prima esce un sole ventoso che allunga le ombre delle case e degli alberi e produce un chiaroscuro accecante, preciso, una sequenza di zone buie e zone di luce separate con una precisione millimetrica, come disegnate. Mi piace Artane. Mi piace il mio quartiere. Ma forse è il tempo di cambiare e cercare un’altra sistemazione più centrale.
Dedico la mattinata a visitare alcuni appartamenti. Casa dopo casa, alloggio dopo alloggio, vedo ciò che non avrei mai immaginato. Per prezzi che equivalgono a uno stipendio medio mi vengono mostrate stanze fatiscenti, alloggi trasandati e umidi, appartamenti sporchi, dalla moquette macchiata e puzzolente, armadi decrepiti e carta da parati marcia a cui si è data una mano di pittura. E, naturalmente, servizi minuscoli con lavandini ridicoli, infissi della vasca in legno fradicio e ventole al posto della finestra.
Quando ero uno studente avevo visto quello che di solito, nelle città universitarie, si affitta agli studenti: sottotetti, cantine, mansarde fatiscenti in cui d’inverno scoppiavano, per il gelo le tubature; soggiorni e cucine con divano letto adibiti a stanze da letto per sfruttare un affitto in più. Quando lavoravo in Albania, avevo visto le baracche del Kosovo, avevo fatto la coda nella bufera davanti ai camion delle latrine. E mi ero chiesto come una famiglia potesse vivere per anni in quella situazione.
Ora credo che rimarrò nella mia casa di Artane. Guardandomi attorno capisco che non è poi così male la mia sistemazione. Camera double (matrimoniale) in house condivisa con francesi e irlandesi. Pago 600 euro al mese che comprendono bills, connessione internet e lady cleaner ogni settimana. La mia camera è la più bella della casa: molto luminosa e molto calda (anche troppo e spengo il radiatore la notte anche in questi giorni di neve), grandissima, fornita di grandi armadi a muro, comò, scrivania, lampade, due poltrone in velluto verde, specchi, caminetto che parrebbe funzionante e un’imbarazzante carta da parati rosa. La casa è una tradizionale Irish house a due piani con gigantesco giardino per BBQ sul retro dove sta crescendo rigoglioso il cespuglio di rosmarino che ho piantato alcuni mesi fa, ampia cucina per i Saturday International Dinner, living room con poltrone Chesterfield e come sempre minuscolo e deprimente bagno. I coinquilini (seppur anche francesi) sono simpatici e ogni tanto ci facciamo una birra nel vicino pub o piacevoli chiacchierate in soggiorno intorno al fuoco o alla tv. L'irlandese ogni tanto m’insegna tipiche espressione di Dublino (prima o poi ci scriverò un post). Il landlord è tranquillo e posso con un piccolo sovraprezzo pagare ogni settimana e dare solo una settimana di preavviso nel caso andassi via. Affiancato alla nostra casa c'è un fornitissimo market Centra dove ormai le commesse mi chiamano per nome (per altro storpiandolo sempre). La mattina posso sentire il profumo del mare e delle querce aprendo le finestre.

Ok. Ho deciso. Per ora resto qua.


Pic: St Anne’s Park, Dublin

Song: Ray Charles – Hit Road Jack
Link: www.daft.ie