lunedì 23 novembre 2009

Solo la storia di un pezzo della mia vita


Sono partito perché mi sentivo un essere che nascondeva dentro di se una perdita, una scomparsa nella quale si rispecchiava il mio personale annientamento. Volevo vivere, essere in mezzo ad altri, ma come in un letargo invisibile. Comunque sono partito, di notte, in aereo, verso il Nord.

Sono passati 32 mesi dal mio arrivo a Dublino. Esattamente 12 mesi dal mio ultimo post. E arrivata forse il tempo di fare il punto della situazione e di spiegare come è andata a finire. Ma prima un avviso ai naviganti. Potrà sembrare strano quel che scrivo, ma mi sembra un atto dovuto. Da quando ho dato una svolta intimistica e emotiva al blog ho ricevuto molti contatti dai lettori, alcuni trasformati in amicizie, alcuni in qualcosa di più. Molti hanno continuato a scrivermi anche dopo aver sospeso il blog nell'ultimo anno. Devo dirvelo, perciò: non sono così. Vi ringrazio per avermi attribuito la sensibilità, la tenerezza, l'ironia e tutto il resto. Le mie sono parole. Scrivere è un mestiere facile: scegliere la cosa giusta non costa fatica. Vivere è un'altra storia, piena di errori. Non sto dicendo che quello che vi ho raccontato è frutto di fantasia; i luoghi, le persone, le emozioni che ho descritto sono reali. Quello che cambia tra la mia vita reale e il mio blog è quello che non ho raccontato. Chiunque mi venga a cercare avendomi letto fa una passeggiata verso la disillusione. Per questo rispondo volentieri alle email dei lettori di utopie irlandesi ma non amo incontrare di persona nessuno, frequento soltanto chi non ha mai cliccato su questo blog, ma si è iscritto altrove. Ci vuole poco a coniare una frase che apra il cuore. E' fare qualcosa il vero problema.

Che è successo l’ultimo anno? Sono sempre a Dublino, sono sempre nella mia casa nella Old Distillery di Smithfield con i suoi soffitti a volte e i suoi muri in pietra. Ho passato la “probation period” e sono sempre online marketing manager di una azienda irlandese. Ho continuato i miei viaggi in Irlanda e ormai ho visitato tutte le 32 conteee irlandesi meno una. Ho continuato a fare i “viaggi overseas”: negli occidentali paesi dell’est, nella accogliente penisola iberica e nella steppa russa e nelle montagne mongole lunga la transiberiana alla ricerca di sciamani. Ho continuato a scrivere e ho trovato un piccolo e temerario editore interessato  pubblicare le parole che in parte ho scritto in questo blog. Ho fatto corsi di teatro con terrificanti monologhi finali in inglese. Ho imparato a giocare a golf e a fare l'Irish Stew. Ho frequentato corsi di chakra yoga e fatto deliranti sessioni di tribal dance. Mi sono comprato una vecchia Vespa e adoro sentire l’odore del mare percorrendo la Dublin Bay. Continuo ad amare Dublino, l’Irlanda e gli irlandesi.

Quali altre novità? Una dolce ragazza irlandese che tenta inutilmente di insegnarmi l'inglese e il gaelico, una fattoria biologica che con alcuni amici vorrei trasformare in ecovillaggio, alcuni amori vitali e tormentati e un mondo intorno a me che continua a cambiare. Non solo negli amici che continuano a lasciare l’Irlanda, ma nel clima generale del paese. A volte mi sento come un passeggero che balla sul ponte mentre la nave affonda sperando che l'imbarcazione non vada a picco troppo presto. Non è questo il luogo adatto per parlare del tracollo dell’economia irlandese. Segnalo solo due dati personali. Crisi economica e disoccupazione. Nella mia azienda quando sono stato assunto io c’erano 32 dipendenti ora siamo rimasti in 27. Nessuno dei 6 licenziati ha trovato lavoro nell'ultimo anno. Crollo dei prezzi. Il precedente inquilino del mio appartamento pagava 1.150 euro al mese, io ho pagato 950 euro per un anno, con il recente rinnovo contrattuale ora ne pago 800.

Sono tempi difficili. Non solo per l'economia irlandese. Da qualche mese l’insonnia mi colpisce sempre più spesso, non una o due volte alla settimana, ma anche quattro, cinque volte. Che cosa devo fare quando questo accade? Io faccio lunghe passeggiate aspettando l'alba. Non c’è una persona che penso possa capirmi abbastanza per disturbarla con una chiamata. Eppoi cosa dovrei dirle? È una questione di silenzi, non di parole. Ma poi torno a casa e a volte la trovo che mi aspetta preoccupata seduta sul mio letto. Allora senza parlare preparo due cappuccini. Accarezzo la sua mano posata sulla mia, e ne vedo l'immagine riflessa, dalle prime luci dell’alba, nelle cups in ceramica. Siamo stanchi, ma mi sento in quei momenti con tutta l'approssimazione umana del termine, felice. Sento che tra le mie ansie esistenziali, esiste un punto di riferimento e che posso fidarmi di quello. Poi lei mi dice alcune parole che non comprendo e capisco che è tutta una illusione. Che alcune differenze non è facile ignorarle.

Che altro? Vivo, m'innamoro, spero. E anche se capisco che il risultato della mia partita è segnato, che stanno barando sotto i miei occhi vado avanti. Perchè a volte si riesce ad elaborare, anche nella più intricata crisi, qualcosa di vitale: l'idea di un nuovo assestamento. Una posizione, nel mondo, che non riproduce più quella infantile, che non tende più verso la quiete iniziale, ma che accetta di giocarsi nell'incognita del presente. E allora mi sento soddisfatto della mia vita e del mio percorso irlandese. Arrivato senza lavoro e con una conoscenza poco più che elementare dell’inglese ora ho un buon stipendio, una bella casetta, un buon lavoro, una ragazza che mi ama, degli amici a cui voglio bene. Ma era quello che veramente cercavo in Irlanda? Non rimpiango i primi mesi in iperaffollate case abitate da lerci francesi e casinisti spagnoli o il mio primo lavoro irlandese in un alienante dipartimento supporto tecnico di una multinazionale americana collocata nella periferia della citta'. Forse, dopo quasi tre anni a Dublino, che ormai considero la mia casa, rimpiango l'entusiasmo dei primi mesi e forse mi manca il piacere di nuovi incontri e di nuovi paesaggi.

Finito il blog e come se ora fosse finita una fase della mia vita, ma la nuova fase ha contorni ancora sfumati. Per un anno e mezzo ho dedicato del tempo seduto di fronte a un computer, a descrivere il panorama della mia vita ogni settimana, battendo sui tasti la riproduzione della mia esistenza. Volevo raccontare frammenti della mia vita all'estero in questi difficili anni. Frammenti che sono diventati una storia. Una storia che non è né un successo né un fallimento. Solo la storia di un pezzo della mia vita. Che ho voluto condividere con voi.

Video: Dawns in Ireland
Song: Krishna Das - Govinda Hare
Link: www.mauriziopittau.it

domenica 23 novembre 2008

Ritorno a Dublino


Utopie irlandesi finisce qui. A meno di ripensamenti questo è l’ultimo post del blog, che negli ultimi mesi ho stancamente aggiornato. Ultimi mesi difficili e frenetici dopo un meraviglioso fine inverno-inizio estate. Dopo due mesi a Londra sono tornato a Dublino. La decisione non è stata facile e ho passato diverse tormentate settimane a chiedermi cosa fosse meglio per me. Ora dopo un indispensabile viaggio a Praga, da qualche settimana lavoro come online marketing manager per una azienda irlandese. Il nuovo lavoro è complesso, ma credo di essere un privilegiato nel poter essere ben pagato per lavorare su mie passioni (comunicazione, internet, internazionalizzazione, advertising). Mi sono trasferito in centro a Smithfield dietro Four Courts in un appartamento ricavato da una vecchia distilleria con muri in pietra e il soffitto a volte senza quindi i muri in cartongesso dei nuovi orrendi edifici dublinesi. Ho portato il mio wine cabinet, eliminato la tv, montato una libreria e fatto installare 20Mb di broadband da Ntl in quella che sarà il mio rifugio dalle crisi finanziarie, economiche ed emotive per i prossimi mesi.

Dublino non è una città in cui ci si ferma per sempre. Se la mia azienda non mi licenzia o fallisce prima (cosa non impossibile in questi tempi di recessione) il mio piano è di fermarmi per almeno un altro anno e poi continuerò i miei viaggi (il ritorno in Italia è decisamente escluso per i prossimi anni). Ogni tanto bisogna fermarsi e se è pur vero che in un anno e mezzo ho visto più cose dell’Irlanda e di Dublino di tanti nativi ho ancora tanto da scoprire. Ci sono stati momenti positivi e altri negativi nella mia vita irlandese. Momenti che non sempre hanno trovato posto nel blog, ma che non di meno dei fatti raccontati mi hanno permesso di crescere professionalmente e soprattutto come persona. Sono stati mesi divertenti, faticosi, creativi, travagliati, fertilissimi, pieni di fantasia. I primi mesi dal mio arrivo a Dublino sono passati, forse i migliori. Adesso sono finiti, ma nuove esperienze mi aspettano.

Le cose cambiano. Quasi tutte le persone provenienti dai più svariati paesi che ho conosciuto nel mio primo anno a Dublino sono andate vie facendomi sentire orfano questa estate, ma ci sono stati nuovi e piacevoli incontri, in particolare di italiani, e ora che ho trovato una mia temporanea stabilità spero di incontrare nuovi compagni e nuove compagne di percorso. Perché riflettendo, quello che è stato veramente importante fino ad ora della mia esperienza irlandese non è stato tanto l’esperienza lavorativa, il migliorare il mio inglese o il vedere nuovi paesaggi ma gli incontri che ho fatto. Se dovessi salvare solo alcuni frammenti del mio anno e mezzo a Dublino, non avrei nessun dubbio a rinchiudere in uno scrigno da portare sempre con me alcuni momenti fondamentali: i viaggi e le interminabili telefonate con Belén, il sabato mattina in camera mia con Marianne che chatta con messenger sul mio computer mentre io leggo pigramente il giornale sul letto, i sinceri abbracci con Emiliano ogni volta che ci si rincontrava, le domeniche pomeriggio passate con la piccola Mairead facendo volare i nostri aquiloni sulla spiaggia o divertendoci nella sala creatività dell’Irish Museum of Modern Art, i concerti nei Jazz club con Daniela, i Saturday International Dinner organizzati con Zyta, le serate trascorse al Winter Garden accocolato con Johanna sul divano a raccontarci la giornata sorseggiando Cabernet e ascoltando Stan Getz e Joao Gilberto.

Ma anche gli incontri virtuali spesso trasformati in incontri reali con i lettori di questo blog, parte importante della mia esperienza irlandese. Ringrazio tutti i visitatori magari sporadici e tutti coloro che hanno lasciato un commento contribuendo alla vivacità del blog. In particolare saluto il lettore numero uno Roberto che sono sicuro sopravvivrà alla fine del blog, Anna che ho fatto viaggiare con le mie parole, Markus che ha portato su aspetti più concreti le mie astrazioni, Carlotta che è sempre stata presente quando manifestavo smarrimento e sfiducia, Coluietc. che ha condiviso con me gioie e dolori, Tatiana la corrispondente da Cork, Giò e i suoi commenti politici, Marika che ha seguito il blog come un romanzo, Aquilablu amico e traslocatore di fiducia, Laylee che ha condiviso le emozioni di una "mia" Irlanda, fatta di luci e ombre, Zax (Andrea) in attesa delle mie prossime avventure londinesi, Eleonora con le sue esperienze da raccontare, Puntino e le sue domande, tutti i bloggers irlandesi con cui ho scambiato link e commenti, come dice Bacco77, veri “eroi”.

Nonostante la precarietà e i tormenti di questi anni la vita a Dublino si è rivelata ogni tanto come una sottile e delicata vibrazione che ha raccordato e uniformato il tono di diverse esperienze e diverse storie. In fondo, fa bene pensare che, alla base di diversi percorsi, sia scorsa una delicata armonia che ha fatto incontrare persone diverse, ma uguali. E che va semplicemente rispettata, anche se è durata un attimo.

Video: Utopie Irlandesi Primo anno
Song:
Stan Getz e Joao Gilberto - Desafinado
Link: www.utopieirlandesi.blogspot.com

sabato 8 novembre 2008

Falls Road, Belfast


Partiamo dalla City Hall. Ci dirigiamo verso nord e attraversiamo Westlink. Il primo segno da cui si capisce di essere entrati in un quartiere “speciale” è il posto di osservazione dell’esercito in cima alla Divis Tower, un luogo tristemente noto nel periodo dei "Troubles" (termine inglese traducibile come “i disordini” indicante il conflitto nordirlandese, che si è svolto tra la fine degli anni '60 e la fine degli anni '90 in Irlanda del Nord e i cui effetti si sono allargati anche all' Inghilterra e alla Repubblica d' Irlanda e che ha causato oltre 3000 morti). Negli anni ’70 le forze dell’ordine occuparono gli ultimi due piani della Divis Tower, che utilizzano tuttora per tenere sotto controllo gli spostamenti della popolazione. Avvicinandoci notiamo i manifesti e le scritte sui muri che chiedono la “smilitarizzazione di Divis”.
Una volta superata la Divis Tower, guardiamo alla nostra destra sul lato opposto della via: notiamo l’inizio della cosiddetta Peace Line, una barriera alta 6 metri formata da lamiera ondulata, cemento e catene, che separa da trentacinque anni la comunità protestante da quella cattolica. Eretta nel 1970 come “misura temporanea”, è sopravissuta addirittura al muro di Berlino. Lungo complessivamente 4 Km, la divisione si snoda da Westlink fino alle pendici inferiori della Black Mountain. I varchi presenti rimangono aperti durante il giorno, ma dalle 17 alle 8 quasi tutti i passaggi vengono chiusi. Attualmente a Belfast si contano una ventina di barriere di questo tipo. Le più recenti sono sorte nel 2002 nella zona di Short Strand a East Belfast.
Proseguiamo e arriviamo a Solidarity Wall, una serie di murales che esprimono la solidarietà dei repubblicani nordirlandesi nei confronti dei palestinesi, curdi e armeni. Quando passiamo di fronte al graffito di solidarietà alla causa basca, l’architetto mi prende la mano e me la stringe fortissima. A fianco, dopo un graffito di commemorazione di Martin Meehan politico del Sinn Féin e primo condannato al carcere per otto anni in quanto volontario del Provisional Irish Republican Army (IRA), ce n’è uno raffigurante la pubblicità di un “black taxi”. I taxi neri sono taxi collettivi in servizio su percorsi fissi, che partono solo quando sono pieni, per poi far scendere e salire i passeggeri durante il tragitto. I “People’s Taxis” (taxi popolari) furono introdotti negli anni ’70 al posto dei servizi urbani di autobus che erano stati interrotti o soppressi a causa della violenza per le strade al culmine dei Troubles. Le associazioni che gestiscono i taxi sono imprese autogestite che crearono occupazione in quel periodo di grande difficoltà, dando spesso lavoro a ex detenuti che altrimenti non avrebbero trovato lavoro. Gli unionisti sostengono che i profitti dei taxi di Falls Rd servono a finanziare l’IRA.
All’incrocio con Sevastopol St sorge la sede del Sinn Féin ("noi stessi" in gaelico), un edificio di mattoni rossi caratterizzato dal famoso murale raffigurante un sorridente Bobby Sand, celebre per lo sciopero della fame che lo condusse nel carcere di Long Kesh alla morte nel 1981 poche settimane dopo essere stato eletto membro del parlamento. Sul muro è riportato una frase famosa dello stesso Sand: “Our revenge will be the laughter of our children”.
Superiamo il Ruby Emerald Take-Away di fronte al quale nel novembre del 1995 ha avuto luogo la storica stretta di mano tra il leader del Sinn Féin Gerry Adams e il presidente degli Stati Uniti Bill Clinton. Sulla sinistra sorge il Royal Victoria Hospital che negli anni dei Troubles si è specializzato nella cura di armi da fuoco. Lunga tutta Falls Rd si susseguono murales repubblicani oltre a targhe e monumenti in memoria delle persone morte durante gli scontri. Il vicino quartiere protestante con i suoi murales bellici e monarchici raffiguranti paramilitari in pose plastiche e regnanti incoronati sembra lontanissimo anni luce. E tu capisci da che parte sta il tuo cuore.
In Conway St vediamo un vecchio edificio decadente che ospita l’Irish Repubblican History Museum e Conway Mill, un linificio del XIX secolo che ospita oltre venti negozietti e laboratori d’arte, artigianato e mobili. Continuiamo a camminare e arriviamo al City Cementery e a Falls Park, da cui si accede al Miltown Cemetery, dove sono sepolte le persone morte durante lo sciopero della fame del 1981. Notiamo molte H verdi attaccate ai lampioni in ricordo dei blocchi H della prigione di Maze, dove erano incarcerati i protagonisti dello sciopero. La mia compagna di viaggio non parla e mi stringe sempre più forte la mano che non ha mai mollato da Solidarity Wall. Nella stretta non c’è nulla di romantico o tenero, ma è una vibrante richiesta di sostegno e solidarietà.
Torniamo indietro verso il centro. Incontriamo in Beechmount Ave un enorme murale con la scritta “Free Ireland”. Due vie più avanti troviamo il Plastic Bullet Mural che commemora diciassette persone, tra cui otto bambini, uccise dai proiettili di plastica (oggi vietati) sparati dalle forze dell’ordine. L’architetto interrompe il suo lungo silenzio e incomincia a singhiozzare e lacrimare. Mi abbraccia. Due signore e un giovane che fumano fuori da un pub vedono la scena e si avvicinano a noi e senza dire nulla ci abbracciano silenziosamente e allora anch’io non posso che sciogliermi e mi commuovo e i miei occhi si inumidiscono. Dopo alcuni intensi minuti propongo una pinta nel pub. Con Colm mi sento spesso via Skype, con Ms Marie e Ms Agata scambio ogni Natale e Pasqua dei garbati biglietti di auguri.

Pic: Solidarity Wall, Belfast
Music: Éire Óg - Go on Home British Soldiers
Link: www.sinnfein.ie

sabato 25 ottobre 2008

Tra crisi e recessione


Si ha crisi quando il tuo vicino perde il posto di lavoro. Si ha recessione quando sei tu a diventare disoccupato. Diceva questo il mio vecchio professore di politica economia. E per esperienza devo dire che è vero. Nella Irlanda in recessione ho perso il lavoro, a Londra dove ora mi trovo sono i miei vicini che lo stanno perdendo. Fino a che non deciderò dove fermarmi in queste settimane vivo una sorte di schizofrenia. Da lunedì a giovedì vivo a Londra dove ho iniziato il mio nuovo lavoro. Da giovedì a lunedì torno a Dublino. Tra crisi e recessione.
A Dublino lasciata Winter Garden sono andato ad abitare provvisoriamente poco distante. Gallery Quay sul Grand Canal Square. Camera doppia con bathroom ensuite al modico prezzo di 800 euro, il lussuoso Fresh Supermarket sotto casa e di fronte lo spettacolo dei Docklands. Vista la crisi della mia azienda ad agosto mi sono guardato attorno per eventuale nuovo lavoro a Dublino. Constata la scarsità di posizioni sul mercato locale ho dato uno sguardo oltre il Mar d’Irlanda e ho scoperto che il mio profilo era assai richiesto a Londra. Ho trovato in tempi relativamente brevi un lavoro nella capitale britannica e lasciato il vecchio lavoro irlandese ho iniziato a lavorare a Londra da circa un mese come e-commerce executive. La mia azienda ha uffici a Soho e Chelsea che raggiungo leggendo la mia copia de l'Indipendent con la tube, prima Northern line da Golders Green e poi Piccadilly line.
A Londra vivo nel nord in una cohousing. Ho un piccolo appartamento con mattoni a vista tutto per me in un grosso palazzo vittoriano con pannelli solari, orto bio-dinamico e condivisione di spazi comuni come la sala della musica e la stanza della riflessione. I miei vicini di casa sono eccentrici ecologisti freakettoni come “la regina dei piselli” (“The Queen of the Peas”), una insegnante di matematica in pensione che parla agli ortaggi sostenendo che hanno un anima. O Markus un designer finlandese che ogni giorno al ritorno dal lavoro lavora ad una versione pop del Giudizio Universale di Michelangelo nella lobby dell'edificio.
Vivo con curiosità e perplessità la mia esperienza di vita londinese e non ho voluto abbandonare completamente Dublino. Ho già vissuto a Londra e ho sempre sospettato che sarei tornato a viverci, ma ho come la sensazione che non sia ancora il momento. I mesi che avevo per decidere che fare però sono diventati settimane, poi giorni e tra poco ore. Ad ottobre alcune offerte di lavoro sono arrivate anche dalla Dublino in recessione e pare che qualcuno sia interessato ad assumermi nel ruolo che esattamente stavo cercando. Tenere due case e due residenze tra Dublino e Londra è troppo costoso e faticoso. E il mio boss londinese mi vuole da novembre full time tutta la settimana. E’ arrivato il tempo delle scelte. Nel mentre ho aperto il mio blog londinese.

Pic: St Paul's Cathedral, London
Song: The Aerosmith – Livin’ on the edge
Link: utopielondinesi.blogspot.com