venerdì 31 agosto 2007

Per fiordi norvegesi


Sono tornato da poco dalla Norvegia. Mi è venuta in mente l'idea di andare in Scandinavia dopo che una ragazza incontrata il mese scorso al corso di inglese si è avventurata a dirmi "... e se passi per la Norvegia, chiamami che ti ospito io". Il giorno dopo avevo già preso alcuni giorni di holidays e i tickets Ryanair Dublin-Oslo-Dublin a 0,01 euro l'uno. All'ultimo momento si aggiunge al viaggio la mia amica di avventura Belén (prima o poi vi parlerò anche di lei) con cui ho passato un paio di giorni a Oslo e un altro paio nel nord tra fiordi.
L'inserto «Pocket World in Figures 2008», un dettagliato studio sulla qualità della vita in 200 nazioni mondiali appena uscito con l'Economist, che prende in considerazione tanti fattori tra cui reddito, clima, durata media di vita, libertà d'impresa, il numero degli asili nido presenti nello Stato e l'utilizzo di contraccettivi ha decretato la Norvegia il Paese dove si vive meglio nel mondo (l'Irlanda è quarta dopo Islanda e Australia, mentre tra le 20 nazioni occidentali l'Italia è 17'). Ma è anche una nazione molto costosa: Oslo dall'anno scorso ha superato Tokyo ed è diventata ufficialmente la città più costoso del mondo, troviamo però una camera nel centrale Perminent Hostel di Oslo per l'ottimo prezzo di 720 corone norvegesi a notte (circa 100 euro) e per due giorni si mangia salmone, merluzzo e gamberetti, si viaggia in barconi per fiordi iperantropizzati, si visita il museo Munch, la fortezza di Akershus,
il Museo dello Sci, il Parco Vigeland, la Galleria Nazionale, il rampolino di Holmenkollen. Si noleggiano due biciclette e si gira la città immersa nel verde e nel blu sotto un caldissimo sole.
Mentre la mia compagna di viaggio architetta visita il Doga (il centro per il design e l'architettura norvegese) e i musei d'architettura io passo un fantastico pomeriggio al Nobels Fredssenter (Centro Nobel per la Pace); i miei occhi vedono mostre, tecnologie interattive, giochi di ruolo nonviolenti, il "giardino dei Nobel" e il "Café de la Pax" dove bevo un ottimo thé equosolidale. Per caso incrocio il demenziale "mini bottle gallery": l'unico museo al mondo di bottiglie mignon dove è possibile vedere bottiglie piene per esempio di verdure e frutti di bosco, vermi e topi, vedere cosa portano gli scozzesi sotto il kilt e come si presenta un bordello. La notte lungo il Karl Johans Gate e l'Aker Btygge (la zona del porto) è vibrante e vivace è nei fine settimane dopo le 9 pare che tutto sia permesso.
Dopo un paio di giorni andiamo al nord: 8 ore di treno e siamo a Bergen nella casa dell'amica norvegese. Qua ci riposiamo e prendiamo il tutto con molta calma facendo lunghe passeggiate tra foreste vergini facendoci coinvolgere dalla poeticità dell'incontro tra mare e montagna. Non abbiamo potuto però potuto privarci della lunga traversata tra i fiordi del nord (casualmente abbiamo anche incrociato la leggendaria Hurtigruten, la nave postale che percorre tutta la costa fin oltre Capo Nord). Al tramonto parlando di arte e psichiatria si passeggiava tra stradine e vicoli stretti delle variopinte case di legno di Bergen col tipico tetto a spiovente che colorano la città, emblema vivente del passato e della particolare architettura tradizionale locale, che in molti momenti della giornata richiamano con i loro colori una armonia quasi mistica.
Dopo qualche giorno le grigie e morbide nuvole di Dublino ci riaccolgono.

Pic: Hardangerfjord a nord di Bergen
Song: Cesaria Evola - Mar Azul
Link: www.nobelpeacecenter.org

sabato 25 agosto 2007

Summit Inn


Ammettiamolo. Una delle ragioni per cui si ama l'Irlanda riguarda proprio i suoi pub, il desiderio di immergersi nel mito del ceol agus caric (musica e divertimento), costituito in uguale proporzione da chiacchiere, buona compagnia e una pinta di birra.
I pub si sono trasformati come si è trasformato il paese, ma rimangono ancora il cuore della vita sociale irlandese. I pub sono i grandi livellatori sociali, i luoghi in cui lo status o il rango sociale non hanno alcuna importanza, dove i gap generazionali vengono colmati, la soglia dell'inibizione si abbassa, dove le lingue si sciolgono, dove si architettano trame, si cantano canzoni, si raccontano storie e si diffondono pettegolezzi. E' un'istituzione senza eguali: teatro e camera raccolta, palcoscenico per mettersi in mostra e rifugio in cui estraniarsi dal mondo. Dire che che vi basterà mettere piede in un pub irlandese per fare amicizia con qualcuno non è esattamente vero, ma è probabile che non rimarrete a lungo soli, a meno che che non sia quello che volete.
Con questo post inizio la segnalazione di alcuni pub (magari non molto famosi e promossi da guide e uffici turistici) in cui mi sono trovato molto bene e che consiglio vivamente. La foto che trovate in alto riguarda il Summit Inn di Howth, un fantastico pub vicino al faro che da sulla baia di Dublino. Che c'è di meglio da fare la domenica nel tardo pomeriggio che prendersi la Dart, fare i 2 kilometri e mezzo che portano dal porto al promontorio con il faro che da sulla baia dublinense, fare una passeggiata lungo la costa rocciosa e poi prima di tornare in città fermarsi al
Summit Inn a bersi una gelida Blumers oppure mangiare una ottima zuppa di pollo con pane imburrato homemade, e magari - prendendosi il proprio tempo - fare una partita a bigliardo?

Pic:
Summit Inn, Howth
Song: Giovanni Allevi - Go with te flow
Link: www.howthismagic.com

lunedì 13 agosto 2007

Un altro mondo possibile a Dublino


Le prime settimane irlandesi ho frequentato parecchio gruppi legati alla cooperazione internazionale, all' associazionismo e all' ambientalismo, poi ho iniziato a lavorare e mi sono impigrito, spero di tornare a sognare utopie collettive.
  • Eco-Unesco. Organizza fondamentalmente attività nel settore ambiente e formazione. Io ci sono andato come volontario alcune volte e ho fatto qualche incontro. Benchè organizzazione ONU molto frendly e inclusiva. (Link: www.ecounesco.ie)
  • Cultivate's. E' il punto di riferimento di dublino di tutti noi che ci interessiamo di coop int, sostenibilità e terzo settore. Facciamo corsi, incontri e dentro c'è una bottega del commercio equo e fornita libreria. Io ci andavo il mercoledì sera per incontri multiculturali e culinari (si mangiava insieme cibo bio) oppure quando venivano ospiti a parlare (qualche settimana fa c'era Brahmachari Shubamrita Chaitanya). D'estate e' pieno di italiani che fanno stage. Col green party al governo probabilmente finiranno i problemi finanziari attuali... (Link: www.cultivate.ie)
  • EPA. Environmental Protection Agency. Agenzia governativa piena di soldi. Spediscono una interessante newsletter. (Link: www.epa.ie)
  • Concern. La piu' attiva NGO in Irlanda. Detrattori dicono che la sua ricchezza di fondi derivi dai forti legami con USAID. (Link: www.concern.net)
  • Friends of the Earth. L'omonima organizzazione che c'è in Italia (amici della terra). Però mentre in italia sono gli ecologisti moderati, da queste parti sono tutti frikkettoni (con loro ho fatto un poco affollato critical mass al centro di dublino a giugno). (Link: www.foe.ie)
  • The Village. E' un ecovillaggio che sta nascendo in Irlanda. Lo sto aiutando dato che ho fatto alcune ricerche sul tema. Il primo weekend di settembre abbiamo un incontro residenziale e con utopie onlus farò qualche training di teatro dell'oppresso. (Link: www.thevillage.ie)
A Dublino ci sono anche altre organizzazioni e centri (Amnesty, Ecoprint, Afri, Oxfam, Gaia Ecotecture, Project, etc.) che ho incrociato in alcune manifestazioni. Chi è attento le intravede tra i pub e i centri commerciali del centro e della periferia.

Pic: Dublino Bay fronte casa mia,
Poolbeg Chimneys all'alba
Song: Hair - The Flesh Failures (Let The Sunshine In)
Link: www.utopie.it

domenica 5 agosto 2007

44 giorni


Ci si sente soli a volte all'estero. Soprattutto se si parte soli, senza riferimenti e voglia di lasciarsi alle spalle il recente passato e di iniziare nuovi percorsi. Incontrare una persona che ti affianca nella scoperta di una nuova citta', una nuova lingua, una nuova casa, un nuovo lavoro e nuove amicizie e' un lusso.
Marianne era la mia coinquilina francese. Due mesi a Dublino per uno stage. Non so come ma dopo alcune settimane abbiamo incominciato a condividere parti delle nostre giornate irlandesi e parte delle nostre gioie e paure. Il lunedì e il mercoledì si andava a correre nel parco di St. Anne di fronte alla nostra casa, la sera lei chattava con le amiche su messanger dal mio notebook mentre io leggevo, io parlavo male degli italiani e lei mi parlava peggio dei francesi, lei mi cantava le canzoni di Toto Cotugno che l'insegnante di italiano (da denuncia!) le aveva fatto imparare e io le recitavo - con il mio ridicolo francese che mi ostino a definire "fluent" nel cv - le filastrocche imparate a scuola che ancora mi ricordo, per colazione la mattina dei giorni feriali io facevo due cappuccini e compravo i croissant ancora caldi dal panificio sotto casa e nei giorni festivi lei preparava le crepès, quando sono stato male lei non è andata a lavoro ed è rimasta con me imbottendomi di paracetanolo, a volte si usciva per mangiare una pizza da "Ragazzi" o una quiche da "Caffé en Seine", la sera ascoltavamo Fabrizio de André e ci raccontavamo la giornata.
La mattina ci svegliavamo con Sunshine Reagge, ma chi l'avrebbe detto che mi sarebbe così mancato sentire una versione con la erre moscia di "sono un italiano, un italiano vero"?

Pic: Marianne
Song: Bobby MacFerrin - Sunshine Reagge

mercoledì 1 agosto 2007

Galway Arts Festival


Ho passato un week end particolare. Venerdì dopo una dura giornata di lavoro sono stato con una collega per cercare una casa da affittare. Dopo essere stati insultati da alcuni estate agents abbiato trovato una fantastica casetta a Pisboro: 2 piani, cucina americana, living room, giardino, giardino e 3 camere da letto (una nel caso da affittare), moquette blue elettrico per 1.600 euro al mese (ottimo prezzo da queste parti). Si decide di prenderla. Andiamo a prendere i soldi per la caparra, ma alla fine salta tutto.
Allora vado a un party spagnolo in un locale per bermi una birra, salutare alcuni amici e poi tornare a casa dopo la pesante giornata. Torno a casa alle 11 e mi accorgo che ho dimenticato le chiavi e che i miei coinquilini non ci sono. Torno al pub e chiedo ospitalità a una ragazza spagnola che mi rassicura: "ok, no problem. Just the last beer". Aspetto l'ultima birra alle 3am in un demenziale club londinese, si va a casa dell'amica e scopriamo che e´ in corso un surreale party lituano: 9 ragazzi lituani ascoltano scalzi un reggamaffi polacco a volume bassissimo, due dei ragazzi invece si scatenano incollati a du cuffiette. Mi offrono gentilmente un loro dolce tipico (90% zucchero 10% saccarosio) e mi lasciano dormire sulla mochette poco prima calpestata. Dormo 3 ore su una lercia moquette stressata dalla loro fette e la mattina alle 9 con io indosso ridicoli e sformati vestiti imprestati, si decide di partire per Galway, dove e' in corso Galway Arts Festival.
Rimaniamo 2 giorni a Galway (dormo di nuovo su una lercia moquette), ma devo dire che mi innamoro subito della città. Forse era il festival con i suoi artisti, musicisti, performer ovunque, forse il sole che ci inondava, forse la tanta gente "easy going" che ci circondava, ma a Galway ci si trova subito bene e ci si sente parte di un festa mobile. Come quando - sdraiadi sui prati che circondano il porticiolo - si sta tutti insieme a bere birra comprata al vicino Dunnes e ad ascoltare la musica proveniente dal palco sul mare e a vedere le istallazioni visive di Gordon Weis.
Galway in realtà non ha nessun monumento o museo degno di nota, ma la sua forza è nella sua atmosfera, una interessante miscela di elementi diversi: mostre artistiche, romanticismo, eccentricità, cosmopolitismo, intimità, grazia di un tempo, spirito moderno.
La domenica sera trovo i miei coinquilini, mi faccio una doccia, scassino la mia porta della camera e finalmente dormo su un materasso.

Pic: Spettacolo sulle strade di Galway
Song: Oscar Peterson - Dreamsville
Link: www.galwayartsfestival.com