giovedì 26 giugno 2008

Le biciclette di Amsterdam


  • Tandori chicken
Torno ad Amsterdam a distanza di alcuni anni. Trovo i suoi alberghi sempre carissimi, i suoi café come il Walem sempre deliziosi, la fauna giovanile, contesa tra l’April e l’Exit sempre eternamente vivace e spontanea, le donne sempre bellissime e senza età. Torno nel ristorante indiano di Leidseplein, mangio nella stessa sala di quella volta, quattro anni fa, anche lo stesso menu’, il grande piatto circolare, di metallo, con la carne di montone, le salse verdi, gli intingoli rossi, le verdure al curry, il riso, i piselli allo zafferano e il tandori chicken, il pollo arancione di cui sono goloso. Guardo il piatto, la bottiglia di birra indiana e, oltre la finestra, i gruppi di giovani sulla piazza, i tram colorati che passano veloci, le biciclette, il posteggio del taxi, le file di lampadine gialle che ornano il profilo degli edifici come se fosse sempre Natale. C’è un verso di una canzone di Francesco Guccini che mi ronza in testa, ma non lo ricordo con esattezza. Non è comunque quella che dice: “Piovve all’improvviso sull’Amstel, ti ricordi?”. Forse è più un’atmosfera, una lei che annota qualcosa stringendo teneramente la mano di lui. E forse non è nemmeno Guccini.
La prima volta che sono arrivato nella capitale dei Paesi Bassi, ho dormito in un ostello, dalle parti della stazione. In realtà non dormi per niente. Fu un’esperienza da caserma: le camerate, la luce sempre accesa, la promiscuità, i bagni piccoli, l’odore degli altri. Oggi quindici anni dopo, il mio esile sonno è protetto dalle spesse e centenarie mura dell’ Hotel De Roode Leeuw. Eppure io non sono cambiato. Sono contento di aver deciso di fare all’improvviso un fine settimana ad Amsterdam per dimenticare i travagli lavorativi e sentimentali. Amsterdam protegge il mio immaginario. Sto per assaggiare il pollo indiano. Improvvisamente, mi rivedo ventenne.
  • La città utopia
Sono molto legato ad Amsterdam. E’ stata la meta del mio primo viaggio in solitaria a 20 anni. Due mesi con in tasca 150 mila lire e un biglietto bige a/r Genova – Amsterdam. Amsterdam la città utopia famosa per la sua tolleranza e per la civiltà dei suoi abitanti, la capitale europea di un turismo giovanile che, per decenni, è qui approdato, inseguendo il sogno di un paradiso terrestre in cui musica, rock, droghe leggere, rapporti sessuali, abitazioni, sussidi di disoccupazione, servizi sociali, fossero veramente alla portata di tutti: una città in cui il potere della fantasia e dell’immaginazione potesse realmente concretizzarsi, diventare quotidianità, essere la realtà.
Prendiamo i Provos, il gruppo olandese che, dal 1960 al 1967, ha sperimentato sul campo molte idee della controcultura, trasformando la Spui, una delle più belle piazze di Amsterdam, in un gigantesco teatro all’aperto per happening che mescolavano arte e vita e provocavano l’immaginazione ad esercitarsi sui temi della vita urbana della gente. Questo gruppetto di visionari, composto d’artisti d’avanguardia, maghi, ex situazionisti, studenti a spasso, sfaccendati, quest’armata Brancaleone, armata soprattutto d’ironia ai suoi tempi ha fatto perdere la testa a più di un benpensante, e a qualche poliziotto che non capiva l’arte di strada, ma certamente, con le sue invenzioni, ha mostrato che la cosa da fare, certe volte, è sognare ad occhi aperti. Sognare per esempio una città con meno macchine e più biciclette, più leggera e simpatica: lanciarono il Piano delle biciclette bianche, lasciando un certo numero di bici bianche a disposizione dell’uso collettivo. Ad Amsterdam le biciclette erano già tante, ma adesso? Esiste una città al mondo con una densità paragonabile di bici per abitante?
  • Il silenzio di Amsterdam
Un fiume ordinato di persone che solca le strade della città veloce e silenziosa, incurante del freddo, della pioggia, del sole, o del caldo estivo. Le biciclette di Amsterdam. Di tutti i tipi, accessoriate con cestini, borse, zaini da viaggio. Leggere ed eleganti per lunghi viaggi al Sud. Robuste, colorate di viola, rosa, celeste, giallo, arancione. Mai piccole. Anche i bambini ne guidano di gigantesche, non sedendosi sulla sella, ma spingendo in piedi sui pedali, con forza. Abituato a girare a Dublino, con le orecchie ben attente a carpire il rumore di un automobile o il clamore di un autobus della Dublinbus, ti trovi completamente spiazzato. E non solo per il silenzio che avvolge le vie del centro, le piste ciclabili, i viali riservati ai pedoni, i settori per i mezzi pubblici – un silenzio che percepisci lentamente, ora dopo ora, a cui ti abitui e che contribuisce a darti la misura mentale della città – quanto perché, attraversando la strada senza voltarti, tanto sei automaticamente sicuro di essere solo, rischi continuamente di essere investito da un ciclista. Il silenzio di Amsterdam, dei suoi canali, delle strade dalla prospettiva gibbosa, a duna, a causa dei ponti, è qualcosa che ti da fiducia e ti fa sentire, lentamente, sempre più in sintonia con le cose e con gli uomini. Perché anche gli oggetti in un tale paesaggio hanno una rilevanza speciale. Quasi simbolica.
  • Il condom shop
Ritrovo i negozi che si aprono sui famosissimi canali a luci rossa fra il Neuw Markt e Dam Platz. Ecco in vetrina un fondale di t-shirt con immagini di popstar, da Jimi Hendrix e Jim Morrison fino ai Nirvana e ai Radiohead. Sul piano della vetrina uno strato di adesivi, spille, gadget, badge gettati alla rinfusa come coriandoli. Centinai e centinaia, uno diverso dall’altro. In mezzo, tutta l’oggettistica, il sublime ciarpame e l’attrezzeria dei fumatori: assortimento prodigioso di cartine per rollare il tabacco e le canne; scelta di chiloom, dal più piccolo al più grande; narghilè, calumet dalle fogge tradizionali. E poi incredibili pipe ad acqua, mai viste prima, dalla forma di lampadina o di alambicchi con il beccuccio che, mi dicono, servirebbe per aspirare il crack. Manuali per la coltivazione della canapa, semi di ogni provenienza – colombiani, nigeriani, marocchini, nepalesi, afghani, olandesi – attrezzi per il giardinaggio, CD e DVD per apprendere meglio. I ragazzi, francesi, italiani, tedeschi, si fermano davanti a queste vetrine in adorazione, strabiliati dalla varietà e dalla serie pressoché infinita di proposte. Così, sullo stesso canale, ecco un negozio dedicato esclusivamente ai profilatici. Di ogni colore, dimensione, materiale, foggia. Ma non solo. Anche gadget, magliette, biancheria intima, slip, reggiseni, maglioni, tutine, felpe con sopra stampata una versione fumettistica dell’accessorio indispensabile del playboy di questi ultimi anni.
  • Canali a luci rosse
La sera, le luci dei canali a luci rosse si accendono di lampadine rosse. Teatrini, sex shop, peep shop, nude bar, topless café, offrono una commercializzazione del sesso, soprattutto a vantaggio dei turisti, che non ha eguali in Europa. Non c’è sordidezza come nei cosiddetti quartieri del vizio di Londra, di Parigi o di Berlino. Tutto è illuminato, e neppure discretamente, ma con quella compostezza e quell’ordine tipicamente olandesi. Lo stile degli edifici è quello solito, appartamenti che si sviluppano in verticale, dalle scale ripidissime, e in cui tutto entra dalla finestra: i mobili, gli arredi gli armadi.
Ma al di là di tutti questi luoghi conosciuti e turistici, le ordinate case galleggianti sui canali, le vie con i piccoli negozi alla moda del quartiere attorno a Tuindwarsstraat e Egelantiersstraat, il trovarobato e l’usato chic del mercato delle pulci di Noordermarkt, le galleria d’arte contemporanea e di design sul Prinsengracht, i negozi di antiquariato di Singel; al di là dei grandi e moderni caffè ricavati da spazi industriali, come nell’East Village di Manhattan, con tutto il bel corredo high tech di vetri e pilastri in ferro; al di là anche di una certa vena maledetta e perversa che scorre sotterranea a questa città.

Pic: Biciclette ad Amsterdam
Song: Francesco Guccini - Canzone delle Situazioni Differenti
Link: www.bl.uk/provo

sabato 21 giugno 2008

La casa dei mille post it


Lo ammetto. Questa primavera è stata la mia migliore stagione da quando sono a Dublino. Uno dei motivi principali della mia serenità è il mio nuovo appartamento e le mie deliziose coinquiline con cui condivido gran parte di queste lunghe serate primaverili. Si è creato un perfetto meccanismo con la ripartizione di specifici ruoli (tra i miei ci sono anche quelli di “lady cleaner”, chef e raccontafavole) e mai scambierei la mia casa tra i docklands e il quartiere georgiano per un mono o bilocale da dividere con solo me stesso. Non è stato sempre cosi’. In particolare i mesi invernali nella casa di Artane sono stati un inferno. Dopo i primi tempi in cui la convivenza era molto piacevole con incontri, dialoghi, amicizie, a volte amori (quasi come tornare dopo diversi anni studenti fuori sede) negli ultimi mesi prima di andare via è stata una tortura e ho passato le ultime settimane nella più completa incomunicabilità e alla fine ci si relazionava solo con post it e bigliettini sparsi per casa. Anche a causa dei nuovi assurdi coinquilini che erano arrivati nella casa di Rosemount Avenue negli ultimi tempi. Quello che segue è una fedele descrizione di alcuni coinquilini che ho incontrato nella casa di Artane. Erano tutti francesi, casualmente. O forse non è stato un caso?
  • Nonno Nerd
Alphonse. 28 anni. Ha lavorato due mesi in Google in autunno e per quattro mesi si mette senza successo alla ricerca di lavoro. La routine quotidiana è sempre la stessa. Alphonse si sveglia alle 8.30, fa colazione, si doccia, si sbarba, si veste elegante con scarpa lucida, camicia stirata e maglioncino di cashmere, si riempie d’acqua la sua google jug comprata su internet. Alphonse alle 9 si siede nella sua poltrona vicino al caminetto in soggiorno. Alphonse accende la tv, apre il laptop, manda qualche cv e poi gioca a scacchi con il computer. Con un occhio alla tv e un occhio al monitor. Così tutti i giorni nella stessa posizione fino alla 1 di notte. Uniche varianti di Alphonse la passeggiata al St. Anne’s Park la domenica mattina e l’uscita in centro per un cinema il venerdì sera. Alphonse col tempo era diventato parte dell’arredamento, una presenza discreta e malinconica che si confondeva con la cassettiera.
  • L’Uomo in Giallo
Thierry. 25 anni. Ragazzo bretone in cerca di fortuna a Dublino. E’ rimasto solo 2 settimane ma ha lasciato un indelebile ricordo nella casa. La sua caratteristica principale era il pisciare nel lavandino. Cosa che lui riteneva perfettamente normale. Il simpatico Lord Byron francese sosteneva che il bagno non era sufficiente per tutti e che visto che era diviso in due (da una parte il water, dall’altra lavandino e doccia) che “c’è di male a fare i propri bisogni sul lavandino? Se volete ci butto un po’ d’acqua sopra dopo”. Una sera per questa simpatica abitudine Thierry si becco' un bel pugno sul grugno da un francese meno tollerante di me. Dopo quarant’otto ore “The Yellow Men”, come lo chiamavamo noialtri, era a dormire e ad espletare le sue funzioni in un ostello del centro.
  • La Checca
Jérôme. 23 anni. A Dublino per fare uno stage di 10 settimane. La sue principali caratteristiche erano due. La prima quella di parlare con la sua stridula vocina agli italiani con l’atteggiamento di chi sta parlando con scarabei stercorari. Il primo giorno conversando in francese con gli altri transalpini della casa, non sapendo che io parlo francese aveva detto di me: “Ma perché hanno dato all’italiano anziano la camera più bella della casa?”. La seconda caratteristica era quello di depilarsi completamente sulla vasca del bagno. Dopo di che non riprendeva i suoi simpatici peli intasanti. Indovinate a chi toccava raccogliere le schifezze armato di guanti di gomma?
  • La Puttana
Magalie. 26 anni. Parigina con un lavoro come PA a Coolock. L’appellativo di “puttana” (in italiano) lo aveva da prima che arrivassi io. In effetti Magalie era odiata da tutti gli italiani che avevano convissuto con lei e da quasi tutti i francesi. Forse perché conviveva con un irlandese nella sua camera pagando come fosse una singola senza aver mai chiesto agli altri coinquilini se la cosa andava bene, forse perché fumava liberamente dentro casa nonostante la cosa fosse vietata, forse perché non faceva vita sociale ma passava tutto il tempo che era a casa nella sua camera, dove dormiva, mangiava e si faceva bombare dall’irlandesino che disoccupato la attendeva tutto il giorno seminudo chiuso in camera, forse perché aveva abitudini igieniche discutibili (l’ho vista che si asciugava con l’asciugamano mai lavato usato come tappetino scendi doccia nel bagno). Quando se ne è andata ha lasciato la sua camera in condizioni indescrivibili. Tanto che il nuovo inquilino francese trovatosi di fronte una stanza mai pulita da mesi con moquette fradicia, piatti sporchi dietro l’armadio e materasso intriso di inquietanti fluidi si è rifiutato di dormire in quella stanza e ha minacciato di denunciare l’agenzia con cui aveva prenotato la stanza.
  • Il Guru
Yanick. 37 anni. Francese di origini armene. Appena arrivato ha voluto fare il capetto e ha ritoccato completamento l’arredamento (tutto tranne la poltrona con il Nonno Nerd seduto sopra). Ha voluto riorganizzare la casa e darci ordini sulla condotta da tenere. Regole che lui ovviamente non riteneva fosse tenuto rispettare. Si era presentato come persona spirituale e dal grande karma, ma nella casa si comportava da bulletto di periferia. Prima di lavorare in un negozio online di verdure biologiche faceva il cameriere. Quindi si alzava tardissimo e tornava a casa verso mezzanotte, dopo un’oretta di placida chiacchierata con Nonno Nerd guardava la tv fino alle 3 del mattino al massimo del volume nella living room che era proprio sotto la mia stanza. Immancabilmente prima di andare a letto si faceva 2 o 3 cannoni consecutivi e spesso qualcosa di più forte che lui sosteneva essere incenso. Io in quel periodo mi alzavo alle 6.30 del mattino e per oltre un mese non ho praticamente dormito. Con l’arrivo del bullo ho capito che dovevo cambiare casa e alla svelta. Possibilmente senza più francesi tra i piedi.

Pic: Post it slide show

Song: The Bonzo Dog Doo-Dah Band - Humanoid Boogie
Link: www.celtichalls.com

sabato 14 giugno 2008

Perché l’Irlanda ha votato no


Hanno vinto i no nel referendum tenutosi ieri in Irlanda sul trattato di Lisbona. Perché? Tranne il Sinn Fein tutti i partiti politici irlandesi da destra a sinistra erano per il si. Tutti i giornali erano per il si. Tutte le tv pubbliche e private erano per il si. I sindacati dei lavoratori, la potente associazione dei farmers, i massoni e gli intellettuali erano per il si. Le istituzioni finanziarie, le associazioni degli imprenditori, gli ambientalisti erano per il si. Eppure con il 53,4% dei voti ha vinto il no. Parrebbe paradossale per un paese sempre considerato europeista e che ha sempre sfruttato al meglio le risorse e le opportunità provenienti dall’Unione europea.
Quali sono i veri motivi che hanno portato alla sconfitta del Trattato di Lisbona in Irlanda e (forse) del sogno di una Europa Unita politicamente? Cerco di elencarli.
  • La maggior parte degli irlandesi, soprattutto dei ceti più popolari, non ha ben capito di che si trattasse. Il poderoso trattato, che tranne poche modifiche rispecchia la confusa e retorica costituzione europea bocciata da Francia e Olanda, è stato inviato nelle case di tutti gli irlandesi, ma pochi lo hanno letto o perlomeno capito. Non capendo di che si trattava l’affluenza al voto è stata bassa. Hanno votato circa il 50% degli aventi diritto. E quelli che hanno votato erano perlopiù i movimenti più motivato al no.
  • Nonostante il formale si dei loro rappresentanti, i contadini e gli abitanti della countryside hanno votato massicciamente per il no per paura di perdere i privilegi commerciali conquistati negli ultimi anni.
  • Il fattore identità è elemento fondamentale per l’Irlanda. Nonostante il Sinn Fein sia un partito minoritario nella Repubblica Irlandese, è forte la paura di perdere potere e autodeterminazione dopo la lunga battaglia per l’indipendenza dall’Inghilterra. Così come di perdere una neutralità sulle faccende internazionali di cui l’Irlanda è orgogliosa.
  • Con il trattato ci sarebbe stato una rappresentanza su basi demografiche nella scelta dei commissari e del Consiglio d’Europeo. E quindi mentre ora la piccola Irlanda conta quanto Francia o Germania nelle votazioni e nella rappresentanza, con il trattato, dove sarebbero contati meno i poteri di veto dei singoli Stati e di più le istituzioni centrali, si sarebbe vista ridurre il suo peso politico.
  • Con il trattato ci sarebbe stato un maggiore peso politico dell’Europa sui sistemi fiscali nazionali. E (erroneamente) questo ha portato molti irlandesi a pensare che con il trattato sarebbero aumentate le tasse. Anche per le multinazionali presenti in Irlanda grazie alla detassazione offerta che, secondo molti, sarebbero fuggite in massa.
  • Le multinazionali americane si sono schierate fortemente per il no al referendum. Per evitare nuovi regimi fiscali e per impedire una forza politica ed economica europea.
  • In queste ultime settimane Dublino è stata invasa da movimenti anti-abortisti, nazionalisti, noglobal di tutta Europa. L’opposizione al trattato è stata molto variegata: cattolici fondamentalisti, socialisti-marxisti, indipendentisti, protezionisti, contadini. Tutte organizzazioni molto ideologizzate e molto più motivate delle governative e formali organizzazione per il si.
  • Votare no è stato un modo di votare contro il poco amato governo in carica e in particolare contro il controverso taoiseach (pronuncia /ˈtiːʃəx/, il primo ministro irlandese) Bertie Ahern, dimessosi lo scorso mese per il suo coinvoligimento su episodi di corruzione. Nonostante le recenti elezioni il governo in carica è assai poco apprezzato dagli irlandesi. Cosa non cambiata con il nuovo taoiseach Brian Cowen ex ministro della finanza che per carisma fa apparire in confronto Gordon Brown una rockstar. La cosa buona è che con la vittoria del no si eviterà che il discutibile Ahern diventi di primo presidente dell'Unione Europea.
  • Gli irlandesi incominciano ad aver paura di perdere il benessere raggiunto negli ultimi anni e le novità svaventano. L’Irlanda sta affrontando la peggiore crisi economica degli ultimi trenta anni. L' inflazione proprio il giorno delle elezioni ha toccato il 4,7% annuo, e il 7,8% per il cibo, più della media europea. Al momento 200.000 irlandesi si dichiarano disoccupati, era dal 1967 che non si registrava una così seria caduta dell’occupazione. Come ben sanno gli italiani che sono venuti in Irlanda a cercare lavoro negli ultimi mesi, la situazione sta precipitando: si sono persi 47.747 posti di lavoro solo negli ultimi mesi. Il Prodotto Interno Lordo continua a peggiorare: era pari al 7,4% del 2006 si è passato al 5,3% nel 2007 al 2,4% del 2008 e per il 2009 il Central Statistics Office prevede il 2,1%. Per la prima volta da decenni nel 2008 il saldo di bilancio sarà negativo. Ormai si incomincia a parlare senza tabù di recessione.
  • L’Irlanda è un paese conservatore e estremamente cattolico. L’aborto è illegale e fino al 1995 lo era anche il divorzio. La mancanza della indicazione delle radici cristiane, nella costituzione europea prima e nel trattato ora, ha portato a una palese ostilità da parte delle pervasive organizzazioni cristiane irlandesi. Ha guidato la campagna per il no “Libertas”, un movimento d'opinione cristiano pare finanziata da lobby ultraconservatrici americane e guidato dall'uomo d'affari Declan Ganle. Alla UE Libertas rimproverava le tentazioni filo-abortiste e ieri, nella loro sede di Dublino, fra cori sacri e statue della Madonna, una svastica copriva la carta dell' Europa, e i manifesti avvertivano: “Ascoltiamo Nostra Signora di Fatima che ci invita alla conversione per evitare il castigo... come cattolici respingiamo il trattato di Lisbona, che non contiene una sola parola su Dio!”.
Pic: No to Lisbon, Pearse Street, Dublin
Song: Christy Moore - Only our Rivers Run Free
Link: www.libertas.org

mercoledì 11 giugno 2008

Piccola guida per essere felici


  • Comprati un aquilone e fallo volare nella lunga spiaggia della Bull Island. Potresti fare l'incontro della tua vita.
  • Spendi il 110% di quello che guadagni. Non importa se il tuo salario e' 1500 euro o 3000 euro. La vita e' adesso.
  • Il venerdi' pomeriggio collegati a Ryanair.com e scegli un volo economico che parte la sera o il mattino successivo. Lunedi' mattina tornerai a lavoro stanco ma con dolcetti di qualche citta' europea e delle storie da raccontare ai colleghi.
  • Comprati una bicicletta, magari di seconda mano, e scopri il labirinto di stradine del centro e i quartieri residenziali della periferia. Scoprirai un'altra Dublino.
  • Fai un corso di teatro, iscriviti ad una associazione di volontariato, partecipa a trekking organizzati, gioca nella squadra di hurling del quartiere. Apri il tuo mondo relazionale anche a chi non e' coinquilino, connazionale o collega.
  • Prendi del pane in cassetta e dai da mangiare ai cervi che vivono al Phoenix Park. Ne troverai uno più grasso degli altri che si avvicinerà a pochi centimetri da te e quando tornerai ti riconoscerà.
  • Fai la spesa al Lidl, ma almeno una volta vai a mangiare al Thornton’s o al Patrick Guilbaud. Spezza ogni tanto la mortificazione culinaria dei lunch break irlandesi.
  • Non lamentarti se non hai il miscelatore nel tuo lavandino. La mattina divertiti ad usare le mani a coppetta.
  • Non andare a vivere in solitari monolocali o in affollati appartamenti. Condividi una casa con uno o due coinquilini. E dividi anche parte della tua giornata con loro.
  • Se hai un giardino pianta un ramoscello di rosmarino e stupisciti nel vedere la sua crescita impetuosa.
  • Non scegliere l'abitazione rispetto al costo o alla collocazione, ma rispetto a chi ci vive o ci vivra'. Se hai qualche soldo da parte affittata una casa intera e poi scegli tu con chi viverci. Fuggi da coinquilini francesi.
  • Vivi in centro. I soldi che spenderai in piu' li recupererai in spese di trasporto e benessere.
  • Non avere paura di viaggiare da solo. Se non trovi nessuno interessato ad andare a Belfast, vai in stazione e parti da solo. Il vero viaggio e' sempre solitario.
  • Non frequentare solo italiani, ma concediti ogni tanto una bella serata nazional-popolare a base di Sanremo, Italia - Olanda o lasagnata ai funghi.
  • Se non ne possiedi una, noleggia una macchina e vai nelle contee di Mayo e Sligo dove non troverai turisti, ma irlandesi che ti saluteranno per strada come se ti conoscessero da una vita.
  • Rispetta e personalizza la tua abitazione. Anche se ci starai solo tre mesi e i muri hanno la muffa. La tua casa e' il tuo rifugio.
  • La sera esci nei giorni feriali e rimani a casa nei giorni festivi. Oltre ai pub straffollati e le bande di ubriaconi del week end, la sera di Dublino puo' essere meravigliosa.
  • Fai il bagno a Sandycove. Anziani abitanti del posto lo fanno tutte le settimane. Tu che hai 50 anni in meno potrai farlo almeno una volta nella vita?
  • Usa una connessione internet ntl. Se sopravvivi al loro customer care avrai un solido legame col mondo e con le tue radici.
  • Quando torni a casa dopo il lavoro spegni la tv, abbassa le luci, metti Billy Holiday in sottofondo, fai respirare una bottiglia di Chianti e chiama le tue coinquiline chiuse in pigiama nella loro camera. Offri due bicchieri di vino e delle fragole di Wexford. Sedetevi nel divano e parlate di come e' andata la giornata. Potrebbe diventare una delle migliori serate della tua vita.
  • Se ti e' possibile lavora in centro. Fare il contabile a 25k nel quartiere georgiano per una piccola azienda irlandese potrebbe essere preferibile di fare l'analista finanziario a 50k in un business park di periferia per una grossa multinazionale.
  • Vai in giro per Dublino a piedi o in bicicletta e cataloga le meravigliose sculture che arredano la citta'. Scegli quelle che ti emozionano di più e mostrale ad un amico.
  • Ubriacati, vai in discoteca fino all'alba, fumati un cannone, importuna le irlandesi seminude che girano per Temple Bar, fai qualcosa di cui vergognarsi il giorno dopo. Almeno una volta. Cosa racconterai al tuo nipote ribelle tra 40 anni?
  • Sii consapevole di dove vivi. Leggi i giornali, ascolta la radio, vedi i telegiornali, chiacchiera con gli irlandesi. Se dopo un anno che sei in Irlanda non conosci il nome della presidente della repubblica o del sindaco di Dublino forse sei solo un turista permanente.
  • Non smettere mai di studiare la lingua del posto. Vai in una delle fantastiche librerie di seconda mano di Dublino e prendi i libri in inglese. Lasciati consigliare dal proprietario oppure prendi i libri che ti attirano magari semplicemente per il colore della copertina o per il titolo.
  • Se durante il BBQ che hai organizzato incomincia a piovere non disperare. I momenti piu' divertenti che ho passato in Irlanda son stati quelli in attesa che spiovesse. E poi se hai invitato qualche irlandese la birra e la chiacchiera non mancheranno di certo.
  • Vai nel tardo pomeriggio in qualche pub di periferia. Non passera' molto che sarai simpaticamente importunato da qualche irlandese che vuole sapere la storia della tua vita.
  • Mantieni tracce di quello che fai. Con un blog, un taccuino degli appunti, una macchina fotografica o una matita e dei fogli di riciclo.
  • Organizza cenette a casa tua. Inviata ospiti eterogenei e di diverse nazionalita'. Ma mai piu' di sei.
  • Cura il tuo fisico. Fai attenzione all'alimentazione e non sopravvivere a panini. Vai in bicicletta, in piscina, corri lungo la baia o nei parchi, vai in palestra. Non e' una condanna definitiva mettere i classici 6 chili dopo 12 mesi in Irlanda.
  • Non avere paura di innamorarti. La vita da soli all'estero puo' essere difficile. In compagnia tutto sara' piu' semplice. E anche tutto piu' complicato, ma alcune complicazioni sono indispensabili.
  • Non sentirti un emigrato. Sei solo un europeo che per un periodo della sua vita sta lavorando a Dublino. A parte la lingua e qualche aspetto culturale vivere in Irlanda puo' essere meno traumatico di trasferirsi a Milano da Catanzaro.
  • Meravigliati tutti i giorni.
Pic: Aquilone alla Bull Island, Dublino (photo by Zyta)
Song: Michael Nyman - Here to There
Link: www.naughtonsbooks.com