Una giornata soleggiata, delle persone cui vuoi bene, una evento imprevedibile che ti sorprende, una località da favola. Sono tanti i motivi che trasformano una bella giornata in una giornata perfetta. Questi sono alcuni dei miei giorni perfetti irlandesi.
Il treno parte dalla Connelly Station alle 11.05 di una morbida mattina domenicale. Mi siedo su una poltrona vicino al finestrino. Al mio fianco e nelle due poltrone di fronte a me oltre al tavolino non c’è nessuno. Aspetto con curiosità di sapere con chi dovrò passare le oltre tre ore di viaggio. Poco dopo arrivano tre grosse signore con tre grossissime borse. E cominciano a parlare con me come se fossi il loro nipotino. Età media 70 anni. La babbiona uno mi chiama “love”, la babbiona due “son” e la babbiona tre “honey”. Io sono a fianco alla babbiona due (“son”) e alla sua mano affetta da Parkinson. Subito dopo la partenza del treno il panico. La babbiona tre (“honey”) mi chiede di accompagnarla in bagno. Sarà la mia imbranataggine simile a Ciccio/Verdone sarà la somiglianza della babbiona tre con Sora Lella ma mi vedo in una scena di “Bianco, rosso e Verdone”. Per fortuna l’accompagnamento è solo fino al bagno. E non dentro. Dopo pochi minuti le simpatiche vecchiette in libera uscita tirano fuori dalle borse caramelle ma soprattutto lattine di Guinness e bottiglie di Miller. In poche ore se ne scolano 2/3 litri a testa e a me tocca fare compagnia. Alla fine dopo due Miller mattutine semidigiuno arrivo a Sligo brillo e poco interessato a visitare la poco interessante cittadina.
Prendo il treno per il ritorno nel tardo pomeriggio. Il treno non è pieno come all’andata e ci sono molti posti liberi, ma mi siedo di fronte a una ragazza alta dai lunghi capelli neri. A differenza del viaggio di andata, in cui ho dovuto raccontare la storia della mia vita e sorbirmi la storia della vita dei nipoti delle babbione, al ritorno il viaggio è silenzioso. Almeno fino a Dromod, quando la ragazza dai lunghi capelli neri mi chiede una penna. Io spengo il mio lettore MP3 offro la penna e chiedo cosa legge. Lei mi mostra un libro sulle arti figurative celtiche e fino a Dublino non si parla altro che di arte antica, bioarchiettura e urbanistica, argomenti di cui io possiedo una capacità argomentativa di pochi minuti. Non riuscendo a spostare la conversazione su altri temi cerco goffamente di barcamenarmi. Dopo alcune ora so solo che la ragazza è pare spagnola, parrebbe una insegnante di arte e forse deve stare un anno a Dublino. Eppure nonostante la monotonia della conversazione, gli sguardi sono di complicità e interesse. Arriviamo alla Dublin Connolly Station.
Lascio la mia e-mail su un foglietto e parlo alla ragazza dai lunghi capelli neri della Saturday International Dinner che organizzo la settimana successiva. La spagnola mi lancia un vago "ok" e infila il mio bigliettino distrattamente in tasca. Dopo pochi giorni ricevo un messaggio un cui mi chiede l’indirizzo della casa. Ci raggiunge dopo cena con una bottiglia di prosecco giusto in tempo per la sacher torte di Zyta. Scoprirò così che in realtà non è spagnola, ma basca e che non è una insegnante di arte ma una architetta. Anzi un architetto. L’architetto: un'ottima ragione per rimanere in Irlanda quando era qui; un ottima ragione per iniziare nuovi percorsi ora che lei non c'è più.
Pic: Inishmaam, Aran Islands
Song: Lou Reed – Perfect Day
Link: www.visitaranislands.com
- Persi nelle isole Aran
- Il treno per Sligo
Il treno parte dalla Connelly Station alle 11.05 di una morbida mattina domenicale. Mi siedo su una poltrona vicino al finestrino. Al mio fianco e nelle due poltrone di fronte a me oltre al tavolino non c’è nessuno. Aspetto con curiosità di sapere con chi dovrò passare le oltre tre ore di viaggio. Poco dopo arrivano tre grosse signore con tre grossissime borse. E cominciano a parlare con me come se fossi il loro nipotino. Età media 70 anni. La babbiona uno mi chiama “love”, la babbiona due “son” e la babbiona tre “honey”. Io sono a fianco alla babbiona due (“son”) e alla sua mano affetta da Parkinson. Subito dopo la partenza del treno il panico. La babbiona tre (“honey”) mi chiede di accompagnarla in bagno. Sarà la mia imbranataggine simile a Ciccio/Verdone sarà la somiglianza della babbiona tre con Sora Lella ma mi vedo in una scena di “Bianco, rosso e Verdone”. Per fortuna l’accompagnamento è solo fino al bagno. E non dentro. Dopo pochi minuti le simpatiche vecchiette in libera uscita tirano fuori dalle borse caramelle ma soprattutto lattine di Guinness e bottiglie di Miller. In poche ore se ne scolano 2/3 litri a testa e a me tocca fare compagnia. Alla fine dopo due Miller mattutine semidigiuno arrivo a Sligo brillo e poco interessato a visitare la poco interessante cittadina.
Prendo il treno per il ritorno nel tardo pomeriggio. Il treno non è pieno come all’andata e ci sono molti posti liberi, ma mi siedo di fronte a una ragazza alta dai lunghi capelli neri. A differenza del viaggio di andata, in cui ho dovuto raccontare la storia della mia vita e sorbirmi la storia della vita dei nipoti delle babbione, al ritorno il viaggio è silenzioso. Almeno fino a Dromod, quando la ragazza dai lunghi capelli neri mi chiede una penna. Io spengo il mio lettore MP3 offro la penna e chiedo cosa legge. Lei mi mostra un libro sulle arti figurative celtiche e fino a Dublino non si parla altro che di arte antica, bioarchiettura e urbanistica, argomenti di cui io possiedo una capacità argomentativa di pochi minuti. Non riuscendo a spostare la conversazione su altri temi cerco goffamente di barcamenarmi. Dopo alcune ora so solo che la ragazza è pare spagnola, parrebbe una insegnante di arte e forse deve stare un anno a Dublino. Eppure nonostante la monotonia della conversazione, gli sguardi sono di complicità e interesse. Arriviamo alla Dublin Connolly Station.
Lascio la mia e-mail su un foglietto e parlo alla ragazza dai lunghi capelli neri della Saturday International Dinner che organizzo la settimana successiva. La spagnola mi lancia un vago "ok" e infila il mio bigliettino distrattamente in tasca. Dopo pochi giorni ricevo un messaggio un cui mi chiede l’indirizzo della casa. Ci raggiunge dopo cena con una bottiglia di prosecco giusto in tempo per la sacher torte di Zyta. Scoprirò così che in realtà non è spagnola, ma basca e che non è una insegnante di arte ma una architetta. Anzi un architetto. L’architetto: un'ottima ragione per rimanere in Irlanda quando era qui; un ottima ragione per iniziare nuovi percorsi ora che lei non c'è più.
Pic: Inishmaam, Aran Islands
Song: Lou Reed – Perfect Day
Link: www.visitaranislands.com